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30.05.12 - No al piano B: qui o si salva la Grecia o Europa muore ( dal Blog dell' Unità - la sottile linea rossa del 30.05.2012 )

30.05.2012
Salvare la Grecia non può e non deve più rimanere soltanto un auspicio o una dichiarazione d’intenti a margine di qualche infruttuoso vertice internazionale. Non ci sono dubbi a riguardo. Invece, anziché pensare a come uniformare le politiche economiche e fiscali, a una legge finanziaria comunitaria, a un esercito europeo, l’impressione è che in questi mesi ci sia stato chi si è concentrato anzitutto sull’immaginare una possibile – e quanto mai rovinosa – uscita della Grecia dall’euro. ‘Un’uscita ordinata fa parte delle opzioni che siamo obbligati a considerare tecnicamente’, diceva qualche giorno fa, a una tv francese, il direttore generale del Fmi, Christine Lagarde. Appunto. Dichiarazione azzardata e, a dirla tutta, irricevibile. Non abbiamo alternative: se l’Europa deve sopravvivere il processo politico comunitario deve proseguire sulla strada dell’integrazione, salvando la Grecia, non accompagnandola alla porta. Il popolo greco – e su questo nessuno, credo, abbia nulla da obiettare – sta pagando il prezzo di una classe politica che negli ultimi 50 anni ha fatto della corruzione il suo pane quotidiano, portando il Paese alla deriva. Una condizione, quella ellenica, grave e complessa, ce ne rendiamo conto, per la quale, però, serve a tutti i costi trovare una soluzione. E occorre trovarla a livello europeo, dal momento che la sua classe politica è stata in grado soltanto di sommare debiti su debiti. 400 miliardi di euro di debito, a voler essere precisi. Come procedere, quindi? Non sarebbe opportuno che l’Ue e la Bce garantissero i debiti greci, rafforzando peraltro il profilo politico dell’Europa? Non sarebbe una scelta più saggia se le istituzioni comunitarie si facessero carico dell’intero debito greco piuttosto che continuare con questo tira e molla finanziario? Perché, continuando su questa strada i rischi sono essenzialmente due: indebolire ancora di più la politica e far aumentare il peso dell’intermediazione dei mercati nei confronti della politica stessa. Una decisione simile da parte dell’Europa – garantire, cioè, i 400 miliardi di debito greco –darebbe un messaggio inequivocabile ai mercati finanziari, perché si chiarirebbe una volta per tutte che non si può far fallire uno Stato europeo, quale che sia. E, di conseguenza, si potrebbe poi chiedere (e ottenere) molto di più dalla politica greca. Anche perché oggi, a ben vedere, i sacrifici più grandi si stanno imponendo al popolo greco, in cambio di soldi a breve termine e a tassi di interesse molto alti in alcuni casi, oppure scaricando i costi dei disastri finanziari sui piccoli risparmiatori europei, come per lo SWAP (argomento sul quale il PD si è battuto e sul quale tornerà alla carica per dare risposte a tutti quei piccoli risparmiatori coinvolti). Garantire il debito, quindi, invece che veicolare l’uscita. In quest’ottica di integrazione comunitaria avevamo molto apprezzato l’aumento fino a 800 miliardi del Fondo Salva-Stati, deciso lo scorso marzo; pur essendo di 2000 miliardi la necessità stimata dal PD fin dal 2009. In ogni caso, però è stata, senza dubbio, una buona notizia che andava in una giusta direzione. Una maggiore responsabilità e un forte raccordo delle politiche finanziarie comuni. Anche perché, in questo modo, si può garantire maggiore liquidità e ossigeno ai Paesi permettendo loro di portare avanti il consolidamento di bilancio e le riforme strutturali. Adesso, però, chiediamo di più. Siamo a un punto di svolta ed è il momento di compiere un ulteriore passo in avanti. Perché oggi il problema si chiama Grecia, domani potrebbe chiamarsi Spagna. E, dopodomani inevitabilmente Italia. E lo spread tra bonos iberici e bund tedeschi, che supera ormai costantemente quota 500, non fa di certo ben sperare. Ci auguriamo che questa presa di posizione del PD possa in qualche modo incidere sulle decisioni del prossimo Consiglio Europeo, del 28 e 29 giugno. Non possiamo più permettere che vengano ripetuti gli stessi errori dello scorso anno, quando, sempre in occasione del consiglio europeo del 23 e 24 giugno, si misero le basi per un intervento sulla Grecia che scontava più le preoccupazioni di tutte quelle banche che avevano garantito Atene che il portare avanti un’idea politica di Europa. Dobbiamo essere tutti consapevoli che non ci sarà data una seconda possibilità. Se non garantiremo tutto il debito pubblico greco sarà l’inizio della fine. E nessuno potrà chiamarsi fuori dalle colpe e dalle responsabilità che inevitabilmente ne conseguiranno. ( dal Blog dell' Unità - La sottile linea rossa del 30.05.2012 )

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