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01.05.12 - DOVRA' ESSERE IL PRIMO MAGGIO DELLE NUOVE GENERAZIONI DI LAVORATORI ( da IL SANNIO QUOTIDIANO DEL 01.05.2012 )

03.05.2012
Nella rivolta di Haymarket a Chicago nel 1886, i lavoratori che protestavano davanti alla storica azienda di macchine agricole McCormick lo facevano per condizioni di lavoro dignitose e per le otto ore. Da quella repressione, finita con l’uccisione di diversi manifestanti nasce una data che unisce i lavoratori del mondo. Nel secolo successivo, il primo maggio ha assunto, anche grazie a battaglie sui diritti fatte nei diversi momenti storici, sempre più un valore straordinariamente simbolico: i lavoratori del mondo si tengono per mano di fronte ai cambiamenti. I cambiamenti dei modelli produttivi e le modifiche dei fattori che regolano la produzione di beni e servizi hanno trasformato la «terra» di un tempo anche in piattaforme tecnologiche spesso immateriali, il «capitale» in flussi finanziari senza confini e il «lavoro» nei lavori.Tutto questo in un mondo che non é cosí aperto dai tempi di Marco Polo. Merci, persone, capitali e servizi vanno da oriente a occidente e viceversa, come non era mai accaduto prima. L’Italia, nonostante la posizione geografica al centro del mondo, per una serie infinite di ragioni al centro proprio non lo é. Anzi, da tempo viviamo, soprattutto nel mezzogiorno, alla periferia dei processi culturali, economici e sociali che incidono sui grandi cambiamenti. L’Europa, quella politica che ancora non c’è, la nostra unica vera grande speranza. E in questo contesto radicalmente nuovo il lavoro, concepito secondo i processi tradizionali, si è trasformato presto in merce. Tradendo al tempo stesso lavoratori e imprese. Rendendo il mercato di fatto duale. Da un lato i protetti, dall’altro i precari. Ma il mercato duale non tocca solo i prestatori d’opera, tocca la società e le generazioni. Chi c’era prima é iper protetto. Chi arriva oggi naviga in mare aperto. Se sei nato dagli anni 50 agli inizi degli anni 70 e sei entrato nella pubblica amministrazione, sei protetto, se sei nato dopo scopri che non esistono più concorsi e ci resti solo da precario. Se sei professore universitario sei protetto, sei sei un giovane ricercatore sei precario. Se sei un professionista affermato e vai in pensione sei tranquillo, se sei un giovane commercialista o avvocato scopri che devi lavorare per pagare la pensione a chi c’era prima e che la tua sarà molto bassa. Se sei un operaio sai già che non lavorerai 40anni nella stessa azienda e speri che la crisi non tocchi la tua impresa, se accade non hai voce in capitolo. Se sei un giovane che vuol fare impresa, hai idee e non hai capitali li ottieni solo se garantiscono i tuoi genitori e se non ci sono queste condizioni si umiliano i talenti. O emigrano. E se vanno via, le famiglie perdono affetti, le loro comunità talenti e possibilità di sviluppo. Il mondo è cambiato. I giovani lo sanno e sono pronti a guidarlo, la politica deve trovare il coraggio di delegare loro il cambiamento guardando agli Stati Uniti d’Europa come la stella polare. Stesso welfare, stesse politiche fiscali, stessi eserciti e soprattutto lo stesso lavoro. Fino ad oggi è mancato il coraggio, ma la gravissima crisi che viviamo, come diceva Jean Monnet, impone un’accelerazione della costruzione politica europea. Questo primo maggio, sarà la festa delle nuove generazioni di lavoratori che hanno fatto della precarietà la loro condizione, che a differenza dei ragazzi di Haymarket non chiedono di lavorare meno, ma di lavorare. 10 milioni di italiani tra precari, disoccupati e cassintegrati; ormai uno in ogni famiglia, tanti per non diventare la priorità di ogni nostra azione quotidiana e del nostro incondizionato sostegno per il primo maggio 2012. ( da IL SANNIO QUOTIDIANO DEL 01.05.2012 )

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