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05.04.12 - LETTA E I RIFORMISTI PARTITO COMPATTO SU SOLUZIONE AVANZATA ( DAL SOLE 24 ORE DEL 05.04.2012 )

05.04.2012
«Il bilancio è molto positivo. Va riconosciuto al segretario Pier Luigi Bersani il merito di aver tenuto il partito molto unito quando ancora poche settimane fa sembrava impossibile. È stato bravo nel coprire il tema sociale, e nel contempo ha elaborato una soluzione riformista». Il riconoscimento più importante alla capacità di leadership di Bersani – che ha portato a casa il reintegro ed è riuscito nel miracolo di tenere unito il partito fin nelle sue propaggini filo-Cgil – viene dal suo vice Enrico Letta. Filomontiano della prima ora, ala riformista dei democratici, sostenitore della necessità di abbandonare la "foto di Vasto" con Di Pietro e Vendola per allearsi con i centristi e per questo talvolta in collisione con le scelte del segretario, Letta indica nella vicenda della trattativa sul lavoro anche un «metodo per il futuro». «La maggioranza ne esce più forte, e ne esce più forte lo stesso Monti», dice riconoscendo al leader del Pdl Angelino Alfano un importante ruolo di mediazione. Così come è stato importante, sottolinea Letta, il ruolo del Quirinale. «Ruolo discreto ma utilissimo per spingere all'intesa». A Bersani quel che è di Bersani. D'altra parte l'ala più riformista del Pd, dallo stesso Letta a Walter Veltroni agli ex popolari, ha capito la necessità di non strappare tutto e di compattarsi attorno al segretario su un punto di sintesi che non è esattamente quello che avrebbero sottoscritto a inizio partita. «Il tema chiave di questa vicenda – è il ragionamento di Letta – è che, con il clima di una crisi economica che morde, lanciare un messaggio freddo che sapeva solo di licenziamenti non sarebbe stato utile al Paese e avrebbe minato la coesione sociale». Ecco, è questo il punto sottolineato da più di un rappresentante riformista del Pd. La coesione sociale e la rassicurazione di chi un lavoro ancora ce l'ha. «Non si poteva lanciare un messaggio di insicurezza ai lavoratori», rimarca un lettiano come Francesco Boccia, spesso critico con Bersani. «La leadership si consolida nei passaggi difficili – riconosce Boccia – e Bersani se l'è conquistata sul campo». Anche Stefano Ceccanti, veltroniano che solo poche settimane fa prevedeva una spaccatura del Pd in Parlamento proprio sull'articolo 18, riconosce a Bersani di aver trovato «un punto di equilibrio ragionevole» che ha saputo tenere insieme tutti. «La soluzione migliore - ragiona Ceccanti riprendendo un'idea di Veltroni – sarebbe stata una riforma più incisiva dell'articolo 18 da introdurre però solo per i nuovi assunti. Ma dal momento che si è scelta un'altra via, questa è la soluzione migliore: non si poteva creare allarme sociale». Che Bersani ha vinto davvero lo dimostrano anche le parole dei rappresentanti della sinistra del partito, quelli più vicini alla Cgil. Per il responsabile economico Stefano Fassina quella sull'articolo 18 «è una soluzione positiva e innovativa» e anche l'ex ministro Cesare Damiano riconosce che «le correzioni vanno nella giusta direzione». Superato lo scoglio più difficile, ricompattato il partito e rinsaldata la leadership, Bersani può ora andare più sereno verso la prova delle amministrative di maggio. Dopo sì, si potrà cominciare a ragionare sul destino della "foto di Vasto". Destino che le parole di ieri di Di Pietro contro Monti (si veda qui sotto) fanno apparire piuttosto segnato. ( DA IL SOLE 24 ORE DEL 05.04.2012 )

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