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05.03.12 - La Bce non è la nuova Spectre. Quando sbaglia va corretta senza propaganda e senza tabù " TEMPI.IT 05.03.2012 "

06.03.2012
5 agosto 2011: Europa in crisi, Italia in panne, spread alle stelle. Un Paese al collasso, politicamente ed economicamente. Da Francoforte ecco che arriva una lettera. Anzi la lettera. Quella di richieste (o di indirizzo, che dir si voglia) che la Banca Centrale Europea invia al governo italiano. Subito un finimondo: nel governo (tra Tremonti e Berlusconi). E anche nel Partito Democratico. Piegarsi alle richieste di un ente sovranazionale (la tecnostruttura modello Spectre additata da qualcuno) o prendere spunto dalle indicazioni contenute nella lettera per un nuovo progetto riformista, fatto certamente di rigore, ma soprattutto di scelte di sistema non più procrastinabili? Il dibattito, con toni e accenti altalenanti, prosegue ancora. Io, anziché tornare al merito della missiva, mi chiedo, a 6 mesi di distanza: ma siamo proprio sicuri che la Bce sia l’uomo nero, il nuovo nemico contro cui scagliarci? Quale che sia la risposta, un dato mi sembra comunque certo. Mario Draghi a Francoforte e Mario Monti a Palazzo Chigi hanno, coi fatti, restituito tutto un altro tono e ben altro spessore alla questione del rapporto tra Italia e Europa. Rimettendo in sicurezza il sistema finanziario e riabilitando il Paese agli occhi della finanza internazionale, magari con scelte a volte impopolari, ma necessarie per recuperare una credibilità, a livello continentale e mondiale, che sembrava ormai smarrita. Già per questo dovremmo fargli un monumento e chi lo nega probabilmente dimentica quanto la discesa in picchiata dello spread e il ritrovato prestigio dell’Italia in Europa concorrano alla stabilità economica di un sistema esposto come il nostro alla mannaia degli interessi passivi sul debito e fino a pochi mesi fa oggetto di una spaventosa operazione di speculazione finanziaria. Per questo, tuttavia, dovremo d’ora in poi, come partito responsabile che sostiene il governo e tiene all’interesse generale, accettare in toto e senza esitazioni ogni decisione imposta della Bce? Certo che no. La sottile linea rossa sta proprio qui. Il Pd, quando reagisce, lo fa con forza, facendo valere le proprie ragioni. Ma non sbraitando e inneggiando al complotto della banche o delle tecnostrutture liberal-liberiste. Piuttosto agendo in Parlamento, con i mezzi e gli strumenti che si utilizzano in democrazia. Vediamo un esempio di strettissima attualità. La Bce ha lanciato due rifinanziamenti straordinari (Ltro), a favore delle banche per garantire l’accesso alle liquidità agli istituti di credito, ampliando anche la gamma di titoli che le banche possono fornire come garanzia in cambio di liquidità. Nell’asta del 29 febbraio sono stati assegnati 529,53 miliardi di euro e gli istituti che hanno fatto richiesta sono stati circa 800, incoraggiati anche da Mario Draghi e dalle banche centrali nazionali ad approfittare dell’offerta per evitare il credit crunch in atto, riparare i bilanci e i mercati, abbreviando i tempi della ripresa. Tra i soggetti richiedenti anche banche medio-piccole e soggetti non propriamente bancari. Come il caso delle multinazionali automobilistiche, Peugeot-Citroen, Volkswagen, Bmv, che, attraverso le finanziarie interne alle loro aziende, prendono in prestito soldi direttamente dalla Bce, con tassi agevolati e senza vincoli precisi sul loro utilizzo, opportunità preclusa a tutte le altre aziende. Si tratta di operazioni certamente consentite, ma discutibili in una situazione economica quale quella attuale. Perché è del tutto evidente che, oltre all’alterazione della concorrenza, questo meccanismo produce una sottrazione di risorse a tutte le altre imprese che non possono godere delle stesse possibilità. È per questo motivo che con il Pd abbiamo chiesto, con una mozione parlamentare ad hoc, che i soldi messi sul mercato dalla Bce vadano sì alle banche a condizioni agevolate ma che siano poi riversati totalmente nel sostegno al credito per tutte le imprese, soprattutto quelle in difficoltà. Eccola, dunque, la differenza. Non parole, neanche promesse o boutade per strappare applausi o presidiare, attraverso la ricerca di nuovi nemici, uno spazio politico. Soltanto atti concreti sotto il segno dell’equità. Ovviamente vi terrò aggiornato sulla mozione parlamentare e sulle altre iniziative messe in cantiere dal Pd su questo tema.

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