RASSEGNA STAMPA

25.11.11 - Governo/ Pd cerca sintesi: gruppi lavoro. Spunta tema congresso Intanto scoppia nuovo 'caso Fassina' contro Ichino

29.11.2011
Roma, 25 nov. (TMNews) - Il Pd comincia a pensare al modo migliore per dare quel "sostegno pieno e totale" al governo Monti che ha assicurato fin dalla nascita dell'esecutivo tecnico e il primo passo è necessariamente quello di cercare la sintesi tra le diverse posizioni delle sue componenti interne rispetto alle 'impressionanti' misure anticrisi che presto arriveranno in Parlamento. Il partito, come ha annunciato oggi il capogruppo alla Camera, Dario Franceschini, ha deciso di dare vita a 'gruppi di lavoro', coordinamenti composti dai capigruppo in commissione e dai responsabili della segreteria sulle diverse tematiche. Sono note infatti le divergenze di vedute all'interno del partito su alcune questioni e riforme che saranno centrali nelle prossime settimane: in particolare su pensioni, mercato del lavoro, e sui sacrifici chiesti dall'Europa per mettere a posto i conti pubblici. Da tempo si fronteggiano nel Pd almeno due visioni differenti sulle riforme in materia di lavoro, quella del responsabile Economia Stefano Fassina e quella del liberal Pietro Ichino. Polemiche che Matteo Orfini, della segreteria, aveva commentato così: "C'è nel partito chi confonde la fiducia a un governo tecnico con un congresso. La linea di Fassina è la linea del partito, è quella votata alla conferenza del lavoro di Genova. Se si vuole cambiare, bisogna chiedere un nuovo congresso". Ma nella minoranza e anche in quelle parti della maggioranza che non la pensano come Fassina, come i lettiani, anche su questo si comincia a ragionare, perchè la linea del congresso è ormai superata e lo sarà sempre di più sotto il governo Monti. Un esecutivo che esprime una politica forse più vicina a un Renzi che a un Bersani. E' di oggi, tra l'altro, un nuovo caso che vede protagonista Fassina. Il responsabile Economia ha infatti attaccato duramente il suo principale antagonista nel partito autore di una lettera insieme ai LiberalPd di Enzo Bianco in cui si chiedevano le sue dimissioni: "La vicenda è chiusa - ha assicurato Fassina -. Hanno parlato i vertici, i segretari regionali, i militanti. Tutti mi hanno difeso. Non voglio alimentare la polemica ma nel Pd ci sono due linee su questi temi: una linea ha il 2 per cento, l'altra il 98 per cento. Io capisco Ichino. Lui rappresenta quel 2 per cento e per farlo valere, per difenderlo ha bisogno di andare sui giornali tutti i giorni". Toni decisamente piccati a cui è proprio il lettiano Francesco Boccia a replicare: "Mi auguro si tratti di una scivolata involontaria e presto smentita - dice Francesco Boccia -. In caso contrario, Fassina dovrebbe forse rivedere i propri calcoli. Se, ad esempio, in quel 2% di partito cui fa riferimento sono inclusi indirettamente tutti coloro che non la pensano come lui su molte sue esternazioni, non v`è dubbio che la percentuale sia approssimata per difetto". Boccia infatti non condivide le critiche che Fassina rivolge alla Bce e in generale alla politica europea in materia finanziaria e perciò non è difficile immaginare che presto i nodi verranno al pettine quando lui e Fassina si ritroveranno faccia a faccia in uno dei gruppi di lavoro che dovranno definire la posizione del partito in Parlamento, e non saranno i soli perchè di questi gruppi faranno parte anche esponenti come Beppe Fioroni (responsabile Welfare) e Cesare Damiano (capogruppo in commissione Lavoro), anche loro con posizioni divergenti, il primo più vicino alla linea Cisl il secondo a quella Cgil. "La dialettica c'è - ammette Damiano - ma penso sia normale, la mia posizione è nota: io penso sia sbagliato partire dall'articolo 18 perchè penso invece che il tema fondamentale sia quello del costo del lavoro. Perciò non condivido la tesi di Ichino secondo il quale si riproporrebbe il dualismo tra chi è entrato prima nel mercato del lavoro e chi ci è entrato dopo la riforma che unificherebbe la condizione del precario con quella del lavoratore stabile". Dario Franceschini prova a sdrammatizzare: "La discussione all'interno del Pd, anche quella che si è aperta sul mercato del lavoro, è una ricchezza", l'importante è che poi "si lavori come una squadra". C'è chi invece è più pessimista e prevede che le istruttorie avviate nei gruppi di lavoro finiranno per arenarsi e richiedere dei vertici veri e propri tra i leader del Pd, caminetti o coordinamenti, le uniche sedi che fino a oggi sono riuscite a 'comporre' le varie anime del Pd grazie anche alla capacità di mediazione del segretario, Pier Luigi Bersani, ma se questo non bastasse si arriverà a chiedere il congresso.

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