(ANSA) - ROMA, 17 AGO - Era semideserta, come d'altronde e' prassi per un atto formale, l'aula di Palazzo Madama, dove oggi e' stata incardinata la manovra. Si dovra' aspettare la prossima settimana per capire se il confronto tra maggioranza e opposizione sboccera' davvero. Nell'opposizione, soprattutto nel Pd, c'e' scetticismo sulla reale volonta' del governo a cambiare un decreto ''iniquo'': se l'apertura sulla tassa sui capitali 'scudati' viene giudicata ''risibile'' con un'aliquota dell'1 per cento, rischiano di chiudere il dialogo, prima dell'inizio, le deroghe allo Statuto dei lavoratori, confermate in una bozza dell'ufficio studi. Il Pd e' al lavoro per preparare gli emendamenti alla manovra da presentare in commissione la prossima settimana. Martedi' mattina il segretario Pier Luigi Bersani ha convocato una riunione ma le linee della contromanovra sono basate sulla filosofia di non far ''pagare i soliti'', ovvero i ceti medi. Certo resta la convinzione che ''solo un altro governo - spiega oggi il responsabile economico Stefano Fassina - puo' dare equita' e sviluppo all'Italia''. Ma in nome di una responsabilita' collettiva, chiesta anche dal Colle, il Pd provera' a correggere in Parlamento la manovra, pur mantenendo i saldi invariati. Proprio sulla misura centrale del Pd, la tassa del 15% sui 105 miliardi di capitali 'scudati' nel 2009, ieri la maggioranza ha aperto anche se per Bersani l'aliquota dell'1-2 per cento vanificherebbe l'efficacia della misura che nella percentuale del Pd renderebbe 15 miliardi. E la domanda, un po' provocatoria, del deputato Francesco Boccia al ''fiscalista Tremonti'' su quanti dei ''suoi clienti hanno aderito allo scudo fiscale e quindi sarebbero chiamati a pagare'', la dice lunga sulle speranze del Pd che la maggioranza accolga la proposta del Pd. Misura di cui oggi l'Idv rivendica la primogenitura aprendo una polemica con gli alleati democratici che fanno presente all'Italia dei Valori di essere ''in ritardo e fuori luogo''. Anche Fli con Carmelo Briguglio si dice favorevole al prelievo sui capitali rientrati dall'estero ma resta il no ''senza se e ma'' all'impianto politico del decreto. Tranchant anche Antonio Di Pietro per il quale ''cosi' come e' non potremo mai votare questa manovra''. Il Pd aspetta al varco la maggioranza ma ha gia' alzato le barricate contro la norma che prevederebbe, in una bozza dell'ufficio studi del Senato, deroghe a leggi e contratti, compreso lo Statuto dei lavoratori. Norma che, attacca l'ex ministro Cesare Damiano, sarebbe confermata da una nota di lettura dell'ufficio studi del Senato, che pero' si affretta a definirla una bozza. E la diffidenza verso il governo si rafforza davanti alla ''secretazione'' della lettera della Bce al governo per affrontare la tempesta finanziaria. ''Il governo - chiede il deputato Ettore Rosato - la invii al Copasir, sarebbe un gesto di rispetto nei confronti del Parlamento. A meno che non si ammetta la lettera e' coperta dal segreto di Stato e la cosa sarebbe veramente preoccupante e difficilmente motivabile''.