(ANSA) - ROMA, 25 LUG - In molti, dentro e fuori il Pd, chiedono a Pier Luigi Bersani parole piu' nette per condannare i casi giudiziari che scuotono il partito. Ma il segretario sostiene di aver gia' marcato, dal palco della festa di Roma, la differenza del Pd dal Pdl pretendendo da tutti gli indagati un passo indietro e invocando ''intransigenza e rigore'' sul tema della legalita'. Messaggio oggi raccolto da Filippo Penati che si e' dimesso dalla Regione Lombardia e autosospeso dagli incarichi di partito mentre il senatore Alberto Tedesco tira dritto e anche l'annuncio, in un'intervista, di lasciare il Pd non trova seguito nei fatti. Il vertice del Pd non accetta che da episodi singoli si arrivi a parlare di questione morale dentro il partito che invece, spiegano nell'entourage del segretario, ha subito professato massimo rispetto nella magistratura e chiesto l'uguaglianza di tutti davanti alla legge. ''Ci sono delle cose - ammette il capogruppo Dario Franceschini - che vanno cambiate nella politica, abbiamo bisogno di piu' anticorpi. Ma e' ingiusto e insopportabile mettere politicamente sullo stesso piano il Pd e il Pdl''. Ma e' indubbio che il partito, tanto i dirigenti quanto la base, e' scosso e che la vicenda Tedesco in Senato ha aperto un clima di sospetti incrociati e accuse dentro il Pd. E tra il Pd e gli alleati con Antonio di Pietro che bolla come un errore la candidatura di Alberto Tedesco ''dopo che era gia' scoppiato lo scandalo in Puglia''. Non le manda a dire per primo lo stesso ex assessore alla Sanita' barese che, offeso per essere stato trattato peggio di ''una colf licenziata'', respinge al mittente la richiesta di dimissioni da Palazzo Madama e oggi attacca, oltre a Rosy Bindi, Walter Veltroni, Enrico Letta e Francesco Boccia. Poi annuncia una lettera di dimissioni dal partito che pero', almeno fino al pomeriggio, non risultava essere arrivata. ''E' patetico, - contrattacca il deputato Sandro Gozi - il caso Tedesco e' un bubbone da estirpare con un radicale rinnovamento della politica italiana e di chi la fa''. Piu' cautela avvolge invece il giudizio sull'ex presidente della Provincia di Milano anche perche' Penati, pur ribadendo la sua estraneita' alle accuse, e' attento ''a non creare ulteriori problemi al partito''. E oggi, con due passi indietro, lascia sia lo scranno in Regione sia gli incarichi del Pd. Un gesto che Bersani apprezza, aspettando che anche il senatore pugliese si dimetta da Palazzo Madama