RASSEGNA STAMPA

Scendiamo dai nostri piedistalli e puntiamo su Emiliano

19.09.2019

Intervista rilasciata a Giuliano Foschini, pubblicata su Repubblica Bari

«Siamo un po` fuori stagione, ma sento l`aria di una nuova Primavera pugliese». Francesco Boccia, nuovo ministro delle Autonomie, è stato fra i primi a parlare della necessità di un accordo con il Movimento 5 Stelle. È in ottimi rapporti con Luigi di Maio da sempre. Ha costruito un asse saldo, da presidente della commissione Bilancio, con Giuseppe Conte.

«Non mi nascondo. In un governo con i 5 Stelle mi sento a casa. Per questo ho fatto quello che potevo per favorirlo: abbiamo condiviso la necessità di un`alleanza tra chi aveva le stesse pulsioni sociali, ambientali, tra chi aveva a cuore la stessa idea di giustizia sociale e di sviluppo».

Ministro, è al governo con gli stessi che hanno firmato i decreti Sicurezza di Matteo Salvini. «Comprendo le cautele. Ma il mondo oggi sta andando verso lo scontro fra sovranisti e progressisti, nazionalisti e cosmopoliti. Come ha dimostrato il voto europeo per l`elezione di Ursula von der Leyen, noi e i 5 Stelle, nel senso soprattutto del loro elettorato, siamo dalla stessa parte. L`alleanza con Salvini ha fatto andare via la metà del loro elettorato. Era innaturale. Noi con il Movimento possiamo discutere, litigare. Ma alla fine si trova una mediazione».

Lo farete anche in Puglia?

«Me lo auguro. Ora l`Umbria è un test. E l`apertura da Di Maio non va lasciata scappare: sottolineo che è storica, per un Movimento che ha sempre rigettato ogni alleanza. Io spero che l`accordo nazionale venga riproposto sui territori. E che lo si faccia proprio in Puglia. Farebbe molto bene anche a noi».

Perché?

«Può farci tornare alle nostre origini, a quella Primavera pugliese che di fatto ha cambiato la storia di questa regione. Permettetemi una digressione: oggi la Puglia è percepita, ed è, come qualcosa di diverso rispetto all`idea di un Mezzogiorno che fatica. Noi in Italia, nel mondo, siamo il Mezzogiorno che ce l`ha fatta. E non è stato un caso: il merito è stata della classe dirigente degli ultimi 15-20 anni, perché non dimentico nemmeno Raffaele Fitto, che ha deciso di affrontare il passato e scommettere sul futuro. Oggi l`emergenza criminale è Foggia, il Gargano, ma altrove la mafia è stata affrontata e sconfitta. Certo, non bisogna abbassare la guardia mai, ma le cose si possono chiamare con il proprio nome senza avere paura: la Puglia ha fatto i conti con i fenomeni mafiosi, con i sistemi corruttivi, sono scattati gli anticorpi».

Basta?

«No. Ma questo ha liberato energie: penso ai dati delle aziende che investono su innovazione, tecnologie. Penso alle nostre università. La cappa non c`è. Ci sono cervelli che hanno deciso di investire su sé stessi, che non hanno più paura di restare. E questo grazie alle scommesse fatte da Nichi Vendola e da Michele Emiliano».

Bene: e ora? È il turno di Conte?

«È il turno di rilanciare. La Primavera pugliese fu la capacità di dire: siamo diversi. Ci sono generazioni diverse e migliori che hanno voglia di cambiare le cose. Siamo allo stesso punto. Ma è una scommessa difficile perché tocca fidarsi dei ragazzi, e io mi fido ciecamente. E scendere dal piedistallo: non dobbiamo considerare nessuno come un usurpatore. Evitare quel riflesso che ci porta a dire: eravamo più bravi noi». Emiliano è il candidato? «Michele ha da terminare un percorso. E mi pare che su questi temi - partecipazione, ambiente, legalità - sia arrivato prima di chiunque. Dal piedistallo devono scendere tutti, sia chiaro. Non possono esserci pregiudiziali su e da parte di nessuno». I renziani ci saranno? «Penso e spero di sì. Certo, continuo a ritenere la loro scelta di uscire dal Pd incomprensibile».

Lei è ministro delle Autonomie. Il progetto dell`autonomia differenziata finirà in un cassetto?

«Io credo nelle autonomie delle Regioni. Ma nel solco della Costituzione. L`autonomia non è un manganello. Non è una rappresentazione macchiettistica degli efficienti contro gli spreconi. L`autonomia è sussidiarietà. È un nuovo modello sociale».

Che cosa significa?

«Significa che si fissano modelli minimi di assistenza su alcuni temi: scuola, sanità, infrastrutture. Fatto che tutti rispettano i livelli minimi, ognuno ha l`autonomia per muoversi come vuole. Ma non un minuto prima. Un modello del genere premia le giuste aspettative delle regioni del Nord. Ma mette fine a quell`orrenda violenza a cui per troppi anni sono stati costretti i cittadini del Sud: vivere con servizi peggiori rispetto agli altri italiani».

Lei conosce bene Taranto, dove ha gestito da commissario il default. Che si fa con Ilva?

«Si va dritti sul percorso di decarbonizzazione indicato da tempo della Regione. È lo stesso dell`Europa e del nuovo governo. Ora serve il coraggio mancato fino a questo momento fissando date certe e impegni vincolanti. La schizofrenia non ha aiutato in questi anni. C`è anche un`altra emergenza di cui vorrei occuparmi direttamente, anche se non ricade sotto la mia responsabilità».

Quale?

«La situazione del Palazzo di giustizia a Bari. Trovare una sede definitiva e dignitosa, attenzione non soltanto a magistrati, avvocati e operatori della giustizia, ma a tutti i cittadini del distretto di Bari, non può che essere una priorità. Sarò accanto ad Antonio Decaro già nei prossimi giorni e spero che con noi ci saranno i politici di tutti gli schieramenti. Il governo non perderà più un secondo».

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