Intervista rilasciata a Leonardo Petrocelli, pubblicata su La Gazzetta del Mezzogiorno
Francesco Boccia, deputato pugliese del Pd, si aspettava la crisi di governo?
«La crisi l’avevo prevista, ma me l’aspettavo un mese fa. Non certo ad agosto. Una mossa irresponsabile che provoca l’impazzimento del sistema».
Qual è il problema?
«C’è un nodo che non deve sfuggire a nessuno e che, di certo, non sfugge nemmeno a Mattarella: votare a ottobre significa non avere un governo prima di novembre. Così l’esercizio provvisorio è dietro l’angolo».
Scusi, ma il Pd non è fra quelli che chiedono il voto?
«Sì, non c’è dubbio, ma tiene banco il problema dell’Iva. Bisogna fare la Manovra, subito, e mettere in sicurezza i conti. L’aumento dell’Iva è qualcosa che non ci possiamo permettere in un Paese che è già piantato a zero con la Borsa che affonda e lo spread che sale. Urge il passaggio finanziario».
D’accordo, ma i tempi?
«Guardi, si potrebbe già iniziare lunedì. Invece di venire in Parlamento a gettarsi addosso letame, potrebbero iniziare a ragionare sui conti. Spiegarci come intendono recuperare le risorse per disinnescare le clausole di salvaguardia. Magari tagliando quella spesa pubblica improduttiva che, in realtà, non hanno mai toccato».
La sensazione è che la guerra interna fra gialloverdi continuerà per un bel pezzo, altro che Manovra...
«Mi viene una metafora matrimoniale. Sembrano una di quelle coppie che, solo guardandole, ispirano il sospetto di un tradimento. Poi arriva la rottura e viene fuori di tutto a cominciare da violentissime accuse reciproche. Il tradimento si sospettava ma non in tali termini. Ciò detto, questi hanno distrutto il Paese».
Si parla sempre più insistentemente di un accordo M5S-Pd. Ipotesi percorribile, magari nell’immediato?
«Direi di no. E lo dico proprio io che ero stato fra i sostenitori di un possibile governo "giallorosso": avevamo le medesime pulsioni sociali. Non percorrere quella strada è stato un grave errore».
Bene, ma adesso?
«In questi 15 mesi il M5S è uscito distrutto dall’intesa con Salvini cui ha permesso di rifarsi una verginità. Serve che si prendano le responsabilità per quello che hanno fatto. E poi c’è il problema Di Maio. Non ha capito che il Pd era ed è una grande comunità progressista e riformatrice da rispettare e non da coprire di insulti. Non è un interlocutore credibile».
E allora mettiamola così: per ora niente intesa e si va al voto magari con una nuova leadership pentastellata. A quel punto ci si potrà sedere al tavolo?
«Lo vedremo dopo il voto. Di certo, bisogna stimolare il dialogo su due punti cruciali: arginare la destra estrema e tutelare l’interesse del Sud. Ripartiamo da qui, poi si vedrà».