Intervista rilasciata a Leonardo Petrocelli, pubblicata su La Gazzetta del Mezzogiorno
Francesco Boccia, economista, deputato Pd e pioniere della battaglia fiscale contro i giganti della Rete, sulla Web Tax assistiamo di fatto all’ennesimo rinvio. Il G7 non riesce a decidere. Un esito scontato?
«Direi di sì. Provano a trincerarsi dietro l’avvio di una road map, di un percorso per arrivare a una soluzione, ma sarà la ventesima volta che assistiamo a un annuncio di questo genere».
Qual è il problema?
«La verità è una sola: nel mondo del capitalismo globale e digitale stravincono, purtroppo, le multinazionali del web e perdono gli Stati»
Con la complicità americana.
«Gli Usa difendono l’interesse delle multinazionali con cui in casa fanno accordi, mentre fuori utilizzano il loro fuoco per piegare la resistenza degli europei».
L’Ue è il bersaglio più colpito?
«Con Cina e Russia l’opzione non c’è: i giganti, da Amazon a Google, in quei mercati non entrano nemmeno. E invece l’Ue è stata completamente occupata, perforata, travolta. Siamo alla loro mercé. Ho grande rispetto per le imprese che fanno profitti e producono valore ma che, al contempo, redistribuiscono le loro risorse sul piano sociale. Questo non accade con le "Over the top americane". Alcune, come Google, stanno iniziando a pagare le tasse, altre sono dei veri e propri evasori fiscali».
Stringiamo la telecamera sull’Italia: possiamo quantificare il «danno»?
«Siamo a numeri mastodontici. La base imponibile erosa, cioè il loro fatturato in Italia, è superiore ai 60 miliardi. Ogni anno perdiamo 12 miliardi di Iva e 6-8 di imposte ulteriori. Non è ammissibili».
Ma scusi, anziché attendere un accordo europeo o addirittura globale, non sarebbe meglio partire da un’iniziativa nazionale?
«È sempre stata la mia tesi: iniziamo a tassarli, poi vediamo. Nel 2013, col governo Letta, io approvai la norma, ma Renzi la cancellò. Avremmo incassato miliardi, fu un grande autogol politico».
E i gialloverdi?
«Ho molti dubbi su Grillo, Casaleggio e Salvini. Al momento, il loro atteggiamento sta aiutando le multinazionali. Se tornassimo noi al governo le tasse le pagherebbero subito».
Il caso criptovalute. Altro fronte critico?
«È un nodo cruciale. Non bisogna aspettare ma anticipare: vanno regolate sia le criptovalute sia una moneta, la Libra, che Fb si riserva di utilizzare nei pagamenti, sostituendola di fatto a quella corrente. Un attentato alla sovranità».
Sui minibot gialloverdi, bollati come «moneta alternativa», si sono scatenate polemiche furiose. Qui nulla?
«Vero. C’è una evidente sudditanza culturale nel dibattito pubblico e nel grado di competenza della politica. Se chiunque di noi facesse quello che ha annunciato Fb verrebbe denunciato un attimo dopo. Ma ripeto, il problema è generale: sono strumenti che entrano nelle case di ognuno e così tutti si convincono di essere amici di Fb, Instagram o Amazon. In realtà siamo solo dei penosi clienti passivi».