Intervista rilasciata a Monica Guerzoni, pubblicata sul Corriere della sera
Davvero si candida alla segreteria del Pd?
«Sì, mi candido».
Coraggioso, onorevole Francesco Boccia... Non ha già perso due volte?
«Io sono nato e cresciuto con le primarie, le ho fatte sette volte. Alcune sono andate molto bene, altre male. Ma il Pd è il partito delle primarie e vanno mantenute. Ovviamente funzionano quando la gente a votare ci va».
Per voi non è tempo di gazebo. Chi ha ucciso il Pd?
«Una gravissima responsabilità ce l’ha la nostra generazione. Pensavamo di spiegare a chi c’era prima come andava il mondo e invece abbiamo portato il Pd al 18%, la dissoluzione del centrosinistra».
Colpa di Renzi?
«La rottamazione ha fallito clamorosamente, è stato un disastro culturale e politico».
Da dove si riparte?
«Dai mercati rionali, come nel video che ho girato per la candidatura. Il Sud è la priorità assoluta e non si interviene con oboli e sussidi. Io non sarò un nuovo segretario, sarò al limite un segretario nuovo. Non sono il candidato di nessuno».
Non la manda Emiliano?
«A Michele mi lega un rapporto fraterno, è stato molto coraggioso perché ha capito per tempo lo scollamento tra il popolo e le élites. Il Pd invece, con qualche selfie di troppo, è riuscito a passare per il partito che era vicino ai potenti, alle banche, agli industriali, alle grandi organizzazioni».
Col M5S si può dialogare?
«Non è uno scandalo dialogare su alcune misure. Il Pd deve avere l’umiltà di dire “tornate a casa” ai tanti elettori che si sentivano traditi e hanno votato per loro. Al Sud è stato un plebiscito. Ma adesso che i 5 Stelle al governo si sono messi nelle mani della destra di Salvini, la protezione e il futuro sono a rischio».
Perché uno dovrebbe votare lei e non Zingaretti?
«Sentirò Zingaretti a “Piazza Grande” e mi farò un’idea, ma non criticherò nessuno. Chi si candida è mio alleato per la ricostruzione del Pd, non avversario. Io lavorerò sull’ascensore sociale. Il Pd deve essere il partito che consente agli ultimi di avere le opportunità dei primi».
Il reddito di cittadinanza lo voterà?
«Servono opportunità vere, non sussidi. Se lo Stato pagasse un anno all’estero a tutti i diciassettenni che non hanno 15 mila euro, regalerebbe loro un futuro».
Dietro Richetti c’è Renzi?
«Conosco Matteo da vent’anni, è sempre stato un riformista, ma anche lui è finito travolto dal renzismo. Lo dico con affetto, non ce l’ho con Renzi. Ma se uno non ammette con umiltà di avere sbagliato fa fatica a ripartire».
Renzi non può correre?
«Alle Europee abbiamo sfiorato il 41% per merito suo e poi siamo piombati al 18% per demerito suo e di una classe dirigente che non lo ha fermato. Se mi ci metto anche io, che ero all’opposizione, tanto più deve starci Richetti che è sempre stato con Renzi. Il proliferare di candidature non è un limite, è l’esistenza in vita del Pd. L’ho detto anche a Damiano e Delrio».
Tutti maschi, però.
«Spero sia una sfida all’americana e che si candidino anche donne, come Debora Serracchiani».
E Gentiloni?
«Chiunque può dare un contributo. Ma chi ha qualche anno di esperienza in più nelle istituzioni ci aiuti a capire perché non sono riusciti in tempo a fermare la degenerazione che c’era nel partito. Tanti, tanti, tanti cavalier serventi e, nel migliore dei casi, maggiordomi».
Una cosa di sinistra?
«La nostra ossessione deve essere il lavoro. Puoi anche fare deficit, ma i soldi devi metterli tutti sull’aumento dei salari, riducendo il costo del lavoro. Di sinistra, oltre alle politiche ambientali, è anche fermare lo strapotere delle multinazionali del web».
I suoi alleati alle Europee?
«Con Forza Italia non ci può essere dialogo. Milita nello stesso partito di Juncker, Merkel e Orbán e ha grandi responsabilità nell’aver contribuito a costruire l’Europa che ci ritroviamo, conservatrice e di centrodestra».