RASSEGNA STAMPA

Cento miliardi di investimenti in quattro anni, Renzi dimostri di essere cambiato davvero

23.07.2017

Intervista rilasciata a Carlo Bertini, pubblicata su La Stampa 

«Matteo Renzi ha l' occasione per dimostrare che davvero è cambiato». Francesco Boccia è presidente della Commissione Bilancio ma anche tra i fondatori di Fronte Democratico, la corrente di Emiliano. E in questa fase il mood è di massima collaborazione, se pur critica, col segretario. Dunque la sfida che lancia Boccia a Renzi è «in positivo: serve ascolto per evitare la catastrofe del 2013 quando il Pd fu il solo a pagare il prezzo della manovra di Monti».

Il governo ha cominciato a lavorare sulla legge di stabilità e già teme di non avere i numeri per vararla. Lei come ritiene debba procedere Gentiloni?
«Intanto deve approfittare della nuova legge di bilancio per puntare a poche ma rilevanti misure che abbiano forte impatto. Sul lavoro, la decontribuzione sulle nuove assunzioni, che per noi andrebbe resa permanente, va fatta almeno per un triennio. Poi sulla scuola ci attendono al varco gli insegnanti e bisogna recuperare con loro perché l' anno scorso fummo travolti dalle polemiche: se Renzi avesse ascoltato il suo partito avremmo evitato, nonostante le risorse stanziate, le critiche dei precari stabilizzati mandati a mille chilometri di distanza. A settembre bisogna far rientrare gli insegnanti spediti lontano da casa e investire sul tempo pieno. E poi bisogna puntare su investimenti pubblici: siamo sotto il 2% del pil e per stimolare la crescita bisogna andare oltre il 3%».

A proposito, come si concilia questo con la dichiarazione di guerra di Renzi sul 3% di deficit?
«Infatti non vanno fatte dichiarazioni di guerra. Va dimostrata serietà, quella proposta limitata al rapporto deficit-pil riguarda il prossimo quinquennio 2019-2023. Ma non si può fare da soli e preferirei ingaggiare la battaglia in Europa per un aumento degli investimenti pubblici fuori dai vincoli, per le manutenzioni straordinarie: ponti, strade e scuole di un paese a pezzi. Servono 100 miliardi in quattro anni per dare una spinta al paese».

Ma per evitare la catastrofe serve un patto di maggioranza con Ap e Mdp su pochi punti fermi?
«Penso sia necessario. Decontribuzione sul lavoro, scuola e investimenti pubblici: su questi tre pilastri si può blindare la maggioranza. Vediamo chi dice non ci sto».

Pure per Renzi portare a casa una manovra potabile sarà cruciale. Riuscirà a evitare di fare la fine di Bersani alle urne?
«Il richiamo ai contenuti, che lancia da settimane, mi auguro che corrisponda ai fatti. La sfida è accettata ma bisogna essere conseguenti. Bisogna ascoltare anche gli altri non solo se stessi. La manovra sarà un banco di prova per vedere se davvero è cambiato, altrimenti non vedo speranze per il centrosinistra. Perché senza concordare una manovra di bilancio condivisa, questa frattura che emerge tra Pd, i fuoriusciti di Mdp, Pisapia e Sinistra Italiana e Civati, rischia di acuirsi di più. Vedere un Pd che pone al centro persona, scuola, lavoro e sicurezza, renderebbe più difficile per loro la rottura. Anche sulle tasse bisogna capirsi bene».

Si spieghi meglio. «Non bisogna avere paura di dire da sinistra che la flat tax è una boiata. Noi siamo perché chi ha di meno paghi di meno. Il sacrificio di un operaio o un blogger a pagare le tasse attualmente è molto maggiore: non è lo stesso di un broker o di un trader o di un grande manager.
I più deboli, se non li difende la sinistra, chi lo fa?».

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