Intervista rilasciata a Valentina Conte, pubblicata su Repubblica
ROMA. «La commissione di inchiesta sulle banche non nasce per Etruria. E ascoltare Ghizzoni non mi sembra ora una priorità del Paese. Ma certo, se qualcuno ha mentito di fronte al Parlamento, dovrà assumersene tutta la responsabilità». Francesco Boccia, presidente pd della commissione Bilancio della Camera, sgombra il campo dal «rischio di ipocrisia collettiva».
La commissione è già un flop? «Se non ci sono intoppi, vedrà la luce prima della pausa estiva. Ma solo se la legislatura va a scadenza naturale i componenti potranno definirne il perimetro di gioco, individuare le aree di responsabilità da lasciare in eredità al prossimo Parlamento, che ripartirà da zero».
Un po' poco «Faranno una fotografia delle criticità emerse negli anni passati, ma non riusciranno ad andare oltre. Se viceversa ci fosse un' anticipazione delle urne, allora si fermeranno alla nomina del presidente».
C'è già un nome? «Spetterà ai componenti designarlo, venti deputati e venti senatori decisi in proporzione ai gruppi parlamentari».
Tutti la invocano, ora. Ma per due anni sembrava non avere padri. Anche parte del Pd la voleva solo consultiva. Perché si è perso tutto questo tempo? «Un colpevole ritardo, non c'è dubbio. Va anche detto però che alle prime proposte di fine 2015 ci fu immediata risposta di Renzi. Poi il 2016 è stato un anno sofferto, con il cambio di governo. E il referendum ha preso sei mesi di vita pubblica del Paese. Una commissione di inchiesta vera ha bisogno di due anni almeno, se non un' intera legislatura, per ristabilire la verità».
Non servirà a nulla, allora. «Possiamo impostare il lavoro. E provare a capire quanto la politica ha messo le mani nelle banche, perché ci furono i crac e come mai le autorità di controllo non se ne accorsero. Il compito è individuare le responsabilità. Ricordo che la commissione ha poteri analoghi a quelli della magistratura. Non può finire tutto a tarallucci e vino».
Verranno sentiti anche Bankitalia e Consob? «Certo. Dicevano che il sistema era solido. Le sofferenze intanto passavano da 40 a 200 miliardi. E venivano piazzati al retail obbligazioni che non dovevano essere vendute. Hanno sottovalutato il costo per l'economia reale».
Anche Ghizzoni, ex numero uno di Unicredit? «Nessuno escluso. Ma non è una priorità».
Il caso Etruria e il ruolo dell' ex ministro Boschi, in sospetto conflitto di interesse, non sono una priorità? «Boschi è venuta in Parlamento e ha garantito la sua estraneità. Abbiamo il dovere di crederle. La vicenda Etruria è stata troppo enfatizzata. Ma non è diversa da quella delle altre popolari fallite: Marche, Ferrara e Chieti. Ed è giusto che non siano inchieste giornalistiche o gossip a stabilire la verità».
Renzi rischia il boomerang con questa commissione? «Mai, se si dice la verità».