Intervista rilasciata a Valentina Conte, pubblicata su La Repubblica
OMA. «O il ministro non ha mai giocato a calcetto o l' ha fatto da ragazzo», dice Francesco Boccia, presidente pd della commissione Bilancio della Camera, juventino «dalla nascita» e pure centravanti della nazionale parlamentari, numero 9 («Quando però non se lo prende Paniz»).
Perché dice questo?
«Sono cresciuto per strada e giocato a pallone ovunque. Il calcio è una grandissima palestra di vita. E mescola, ma fino all' università. Poi non più. Giochi con chi lavori o non lavori. Con i pari».
Ascensore bloccato?
«C' è calcetto e calcetto, Quello tra banchieri o tra operai e disoccupati».
E tra politici. A lei è servito per fare carriera?
«Per carità. Sono arrivato in politica tardi, a 40 anni. Prima ho studiato, fatto ricerca e insegnato. E poi il calcetto è lo sport di chi non sa giocare a calcio».
Ironia sul ministro?
«Battuta infelice, la sua. Abbiamo solo 302 mila laureati all' anno. Ne servirebbero il doppio. Poletti si eserciti su questo, piuttosto».
Ha firmato il Jobs Act.
«Lì il Poletti delle cooperative ha lasciato il posto al Poletti delle grandi imprese: pagano e licenziano. La sua pulsione sociale è sparita».
Battuta anche sessista?
«In Italia sì. In Usa e Canada no, le donne giocano a calcio più degli uomini».
Vi allenate molto?
«Da marzo a ottobre, tutti i martedì, dalle 21 in poi, alla Ceccignola. Giochiamo poi una volta al mese, in tutta Italia, dove ci chiamano e per beneficenza. Il mister è il mitico Picchio De Sisti».
E i suoi miti calcistici?
«Da ragazzino Bettega. Poi Platini e Tardelli. Gli unici di cui abbia i poster».
Altri tempi. Ora si gioca per fare rete, persino trovare un posto. O no?
«Vale di più una seconda lingua imparata bene al liceo e un Erasmus pagato dallo Stato. I giovani tornano con una marcia in più. E magari hanno pure giocato sui campi di calcetto del mondo. Ma poi lo mettono nel curriculum ».