Intervista rilasciata a Marco Palombi, pubblicata sul Fatto Quotidiano
Questa tornata di nomine nelle aziende dello Stato a Francesco Boccia, coordinatore della mozione Emiliano al congresso Pd e presidente della commissione Bilancio della Camera, ha rovinato il compleanno in famiglia: "Siamo alla spartizione delle spoglie di quel che resta della Repubblica". Nel mirino del dirigente democratico c'è un po' tutto: il metodo, il merito, il ruolo avuto dal "privato cittadino" Matteo Renzi. "Purtroppo - dice - le rassicurazioni che ci erano state date dal ministro Padoan e da Paolo Gentiloni si sono rivelate false: avevamo chiesto criteri oggettivi e trasparenti, ne è venuta fuori una lottizzazione da basso impero".
A che si riferisce?
In ogni consiglio d'amministrazione hanno piazzato qualche riferimento del Partito della Nazione.
Cioè? Persone che fanno riferimento a Renzi e ai suoi alleati. Intende Alfano, Casini, Verdini Tutti, nessuno escluso. Persino i revisori dei conti, che dovrebbero essere quelli che garantiscono i mercati, sono stati lottizzati.
Ci sono nomi che non vanno bene?
A volte, ma il problema vero non è nei singoli nomi: posso anche dire che è fisiologico che i gruppi politici indichino un loro profilo nelle aziende. Solo che siamo a fine legislatura e in una situazione di incertezza: grammatica istituzionale avrebbe consigliato di rinviare tutto quel che era rinviabile, come fece Prodi all'inizio del 2008, lasciando a Berlusconi, che poi vinse le elezioni, nominare i vertici delle partecipate.
Non è obbligatorio.
Non lo era neanche allora, ma stiamo parlando di uno statista. La sensazione è che siamo circondati da uomini piccoli, stressati dal brevissimo termine. Segnalo che Padoan, che doveva essere il garante, non ha garantito alcunché.Anzi, ha partecipato con uomini suoi alla spartizione.
Si riferisce al capo della sua segreteria, Fabrizio Pagani, nel cda di Eni.
Mi pare evidente.
Però non è un problema di nomi, dice lei.
Quello principale è che questi signori dovrebbero spiegare adesso quali sono le strategie industriali dei principali gruppi italiani: se sono più ossessionati dalle operazioni finanziarie di breve termine, per le quali com'è noto dietro alla porta delle aziende di Stato e del ministero ci sono le principali banche d' affari, oppure hanno a cuore il futuro industriale di questo Paese.
Il Fatto ha rivelato un accordo già chiuso per liquidare Finmeccanica.
Ho letto e sono preoccupatissimo. Mi aspetto una posizione forte e chiara da parte del governo su questo.
La nomina ai vertici di un ex banchiere come Alessandro Profumo in questo senso non è rassicurante.
Io mi sarei aspettato Profumo in una banca, ma il problema, insisto, non sono i singoli profili. Del Fante, ad esempio, è un ottimo manager. Il tema è se dietro alla scelta delle persone c'è una politica industriale o solo l' poccupazione di poltrone. Profumo è un buon banchiere, ma non sono in grado di giudicarlo come manager di una grande industria perché non credo lo abbia mai fatto.
Quindi i nomi.
No, insisto è il metodo. Io non ho niente contro la famiglia Marcegaglia, ma Emma non può essere confermata alla presidenza di Eni mentre il suo gruppo tratta l'acquisto dell' Ilva. Non c'è più logica nelle scelte.
Veniamo al ruolo di Renzi: i giornali hanno scritto di vari suoi interventi sul tema.
È evidente che con queste nomine si è sancito un principio gravissimo: che per il governo in carica il segretario del Pd è ancora Renzi. È quel tipo di arroganza che si reitera senza sosta dal dicembre 2013.
E se ne esce votando Emiliano alle Primarie?
Guardi, noi siamo stanchi dell'opacità che caratterizza le scelte finanziarie e le principali politiche economiche. Tutto questo non va più consentito: in queste ore si è superato il livello della decenza. Dico ai nostri elettori che abbiamo una sola strada: mandare a casa Renzi con le primarie e con lui questo modo di occupare lo Stato come fosse proprietà privata.