Intervista rilasciata a Eugenio Fatigante, pubblicata su Avvenire
Serve un grande time-out di riflessione, attiva, sul capitalismo italiano e sul sistema bancario. Negli ultimi due anni c' pè stata troppa opacità nelle scelte, senza che si sia intravista una visione strategica. Insomma, non si può più rimandare un confronto chiaro e netto, dentro il Pd e nel Paese, sulla paternità, o maternità politica, di troppe decisioni sbagliate che sono state prese. Dalle vacanze di fine anno Francesco Boccia, presidente Pd della commissione Bilancio della Camera (spesso in contrasto con il segretario Renzi), è tornato col proposito di dar battaglia.
Cosa succede? A forza di dire che 'il sistema creditizio italiano è solido' ci siamo inguaiati?
Vanno distinti i piani. Le banche risentono senza dubbio di troppi anni di recessione: non a caso nel 2007, prima della crisi, avevamo 'solo' 40 miliardi di sofferenze e un debito pubblico sotto il 100% del Pil. Con ciò, tuttavia, la politica non si salva la coscienza.
Cosa intende dire?
Troppo a lungo ci si è cullati sul racconto del clima 'di ottimismo', del 'va tutto bene'. E lo si è fatto senza interpretare l'evoluzione del capitalismo e la funzione delle banche. Una volta la rete degli sportelli era la ricchezza di una banca, un anno fa invece Barclays per andar via dall'Italia ha dovuto pagare oltre 200 milioni al gruppo Mediobanca per cedere le sue filiali. Sono cambiamenti di paradigma che la classe dirigente deve saper cogliere. Mi preoccupa molto la sciatteria con cui la politica ha affrontato questo snodo.
Ora come se ne può uscire fuori?
Serve prima di tutto un'analisi seria sullo stato di salute del capitalismo nostrano nell' attuale nuovo contesto fatto di pochi, grandi player (operatori, ndr). Non vorrei che anche la prossima ricapitalizzazione di Unicredit, un istituto che solo pochi mesi fa ha superato gli stress-test della Bce, confermasse l'ennesimo strapotere dei francesi dopo l'operazione Vivendi-Mediaset e altri casi. Il controllo di Unicredit porta con sé il controllo pure di Generali e di Mediobanca. Se accadesse in Francia farebbero le barricate.
Vuol dire che, dopo aver nazionalizzato Mps, lo Stato deve 'mettere un occhio' su Unicredit?
Dico che su Unicredit non va dato nulla per scontato. E, in generale, a questo punto non mi meraviglierei se lo Stato entrasse anche in altre banche. Ormai su troppi casi finanziari non c'è nel Paese uno straccio di discussione a priori, poi a cose fatte scoppia ogni volta la polemica di turno. Il limite principale di Renzi, cui pur riconosco di aver posto l'accento su alcuni temi centrali per il Paese, è quello di non aver ascoltato nessuno in altri ambiti. Sulla finanza, a esempio, sono stati commessi errori gravi, con un approccio assolutamente grossolano e provinciale. Anche il ministro Padoan dovrà dare spiegazioni più nel merito.
A quali errori si riferisce?
Vuole un elenco? Innanzitutto la riforma delle Popolari, dove si è utilizzato un problema vero - quello dell'opacità nei vertici - per fissare questa stupida soglia degli 8 miliardi di patrimonio (oltre cui ci si trasforma in Spa, ndr) che ha prodotto il capolavoro di mettere un tappo alla crescita di questi istituti. Poi le norme sbagliate adottate a novembre 2015 per la gestione delle 4 banche locali, l'assoluta mancanza di trasparenza nella vicenda del Monte e il rapporto del Tesoro con Jp Morgan.
E il fondo Atlante?
Qui c'è stata l' ipocrisia di dire che nasceva un fondo privato, quando la realtà è che è stato il governo a chiedere alle banche di attivarlo. Non era meglio fare dall'inizio un fondo, su cui se necessario fare battaglia in Europa, magari privato al 51% e pubblico al 49, dotato subito d'ingenti fondi per ogni evenienza anziché ritrovarsi ora a mettere in campo 20 miliardi? Un fondo aperto anche alle banche d'affari internazionali: perché vorrei vederle disposte a fare qualcosa in Italia anche con un minimo di rischio e non fare la fila davanti a Palazzo Chigi e al Tesoro - i quali mi pare ne abbiano subito il fascino - solo se c'è un business potenziale, per poi dileguarsi in fretta quando le cose vanno male. Anche sul ruolo di Cdp va fatta una riflessione.
Si torna a parlare di una commissione d' inchiesta e di responsabilità dei vigilanti.
Penso che la commissione vada fatta, pur essendo quasi a fine legislatura, per aprire una stagione nuova. E anche in nome della storia centenaria di un'istituzione come Bankitalia. E sono straconvinto che questa classe dirigente non deve avere l'assillo di 'nascondere' qualcosa perché il grosso delle responsabilità affonda nel passato: il declino di Mps è partito con l'acquisto di Antonveneta.
Pensa che ci siano responsabilità specifiche?
I nomi andranno fatti a tempo debito. Ma una cosa è certa: chi ha preso decisioni sbagliate non merita di avere nuove responsabilità nella gestione della cosa pubblica.