RASSEGNA STAMPA

Non servono bonus ma diritti certi ora è il momento della digital tax

12.11.2016

Intervista rilasciata a Luca Cifoni, pubblicata sul Messaggero


Presidente Boccia, in commissione Bilancio l' esame del decreto fiscale è appena finito e si comincia subito con gli emendamenti al disegno di legge...
«Io avevo sconsigliato al governo la strada del decreto legge, per i tempi limitati e anche perché non era effettivamente necessaria. Le misure importanti potevano entrare nella legge di bilancio. Non sono stato ascoltato. Devo dire che questo approccio da marchese del Grillo non mi pare il più adatto per gestire temi economici complessi. Quando si parla di soldi della comunità ci vuole un atteggiamento anche più rigoroso di quello del buon padre di famiglia».

Ma si potrà rispettare l' impegno ad approvare la manovra in un ramo del Parlamento prima del referendum?
«Io l' impegno lo confermo, anche grazie all' atteggiamento fin qui responsabile delle opposizioni, di cui va dato atto, che hanno evitato l' ostruzionismo. E ho apprezzato anche le scuse del ministro dell' Economia per il ritardo nella presentazione del testo della manovra. Certo siamo già all' 11 novembre» Quest' anno doveva cambiare tutto anche grazie alle nuove norme sul bilancio. Ma cosa è cambiato davvero se invece di due provvedimenti ce n' è uno diviso in due sezioni?
«Ci sono delle novità positive frutto della riforma. Intanto è tutto più semplice e trasparente, solo gli amanti dei suk notturni e dell' opacità rimpiangeranno le vecchie Finanziarie. Sono arrivate 246 proposte emendative delle commissioni, che sono più definite, tematiche: anche se naturalmente andrà poi verificata in commissione Bilancio la copertura finanziaria. Anche sulle clausole di salvaguardia la situazione è migliorata, non se ne potranno fare di nuove e in caso di scostamenti scatta la nuova procedura, che porta alla fine ai tagli ai ministeri, come è previsto ad esempio per la voluntary disclosure. Sono state stralciate le micro-norme, con l' unificazione in un solo provvedimento della vecchia Stabilità tutto è più facile da leggere e da capire. Poi è chiaro serve anche un cambio di mentalità.
Dal 2017 arriva anche il Bes, indicatore di benessere equo e sostenibile, che misura la qualità della vita».

Nel merito del decreto è soddisfatto?
«Alcuni punti sono stati migliorati, ad esempio con le semplificazioni fiscali o l' allungamento dei tempi per la rottamazione delle cartelle. Su un altro tema, quello delle banche popolari, è stata invece persa un' occasione, perché il tetto a 8 miliardi per la trasformazione in Spa oltre ad essere del tutto arbitrario ha causato effetti paradossali, facendo da tappo per le banche sotto la soglia, che infatti non si stanno fondendo, e danni sopra la soglia che sono sotto gli occhi di tutti. E non mi pare che gli investitori internazionali annunciati nel 2015 siano arrivati. Ora credo che non ci si siano più spazi per intervenire, però voglio capire come mai è stato sconfessato il giusto tentativo del ministero dell' Economia di correggere la rotta. Sono leale nei rapporti con il governo, ma nel Pd dopo manovra e referendum dovrà esserci una verifica politica su tutte le politiche bancarie».

Dell' impostazione generale della manovra invece cosa pensa?
«C' è una sana ossessione di Renzi per la riduzione delle tasse che io ho sempre condiviso. Il limite è che lui non è disposto a toccare altre entrate fiscali. E siccome non si cresce, e la spending review non decolla, si finisce spesso sulle una tantum e sui bonus. Invece dovremmo garantire diritti a lungo termine, con misure strutturali. Anche per abbassare l' Irpef da qualche parte i soldi bisogna prenderli».

Lei dove li prenderebbe?
«Mi chiedo se sia davvero così complicato far pagare le tasse alle multinazionali del web, che fanno guadagni ingenti e tra l' altro con il loro ruolo di aggregatori vendono le notizie mettendo in crisi i mezzi di informazione. Non è un' eresia, come non lo è parlare attraverso quelle nuove entrare di un moderno Stato sociale, digitale se volete ma di sinistra. Dopo la mia proposta del 2013, Renzi si era impegnato a introdurre la digital tax dal 2017 se non si fosse mossa l' Europa, che come ci si poteva aspettare non ha fatto nulla. Penso che sul punto siano in arrivo diverse proposte, mi aspetto che il governo faccia qualcosa».

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