RASSEGNA STAMPA

Bene su welfare e sicurezza, sul Sud siamo solo all' inizio

21.12.2015

Intervista rilasciata a Bianca di Giovanni, pubblicata su l'Unità 

Ha convocato la commisisone Bilancio alle 3 di mattina, dopo una maratona di ore, per approvare la variazione di Bilancio dopo il sì alla Stabilità. Ma quella tra sabato e domenica non è stata l'unica nottata passata tra i mille commi della legge per il presidente Francesco Boccia.

Quella che ricorda con più fervore era sul Mezzogiorno, un tema su cui si è consumato con un duro braccio di ferro (passato in sordina) tra parlamentari e uffici tecnici sulle risorse. «Mi ricordo anche quella per i medici, se non mi fossi preso io la responsabilità di accettare una riformulazione, oggi avremmo 8mila professionisti senza contratto», dichiara.

Medici, cultura, welfare, ambiente, banche, edilizia: con la Stabilità il dibattito in commissione diventa quasi una cosmogonia: brevi cenni sull' universo.
«Nel 2016 le cose cambieranno - dichiara Boccia - io sono per una legge tabellare con una serie di decreti collegati che saranno esaminati ciascuno dalle commissioni competenti, dove i vari ministri dovranno portare le loro proposte. Bisogna lavorarci tutti fin dal prossimo mese. Troppo facile lamentarsi ora (riferito ai commenti non proprio lusinghieri apparsi sulla stampa, ndr)».

Ora la legge è passata, «ci sono molti elementi positivi, perché è espansiva da un lato, dall'altro bisognerebbe insistere ancora di più in Europa per far aumentare la quota di investimenti pubblici sul Pil che deve toccare almeno il 3,5% e invece oggi è sotto il 2,5%. Se non riscriviamo il patto di stabilità non ci arriveremo mai. Inoltre segue criteri redistributivi, si è fatto bene su sicurezza e su welfare. Ma c'è anche qualche ombra, come una spending review troppo debole. Dalla spending dobbiamo ripartire per ridurre Ires e Irpef dal 2017», continua Boccia.

E sul Mezzogiorno il giudizio è positivo?
«Lo è certamente, perché abbiamo fatto una battaglia importante. Ma lo dico fin da ora: quello che abbiamo inserito nella legge è solo il primo passo. Con questa Stabilità a Sud si è tornati al credito d'imposta automatico, senza i "rubinetti" che aveva inserito Tremonti. Chiunque investe, halo sconto fiscale, senza intermediazioni di sorta. Ma siamo ancora a metà dell' opera. Abbiamo fissato una tempistica, per cui entro fine gennaio dovremo avre il computo delle risorse residue del vecchio settennato, è importante che si faccia spazio ai giovani. Con questa legge di Stabilità si può ripartire. Quanto al welfare, mi pare che ci sia un'attenzione particolare per la famiglia, per i pensionati con la no tax area, per i giovani con i bonus, per le donne con il voucher baby sitter per esempio. Senza dimenticare il fondo contro la povertà assoluta».

Il caso banche ha un po' oscurato tutto il resto. È stato giusto inserirlo?
«Torniamo al tema delle misure eterogenee tutte inserite in una legge: non ne usciremo fino a quando non si farà la riforma della Stabilità, con il superamento di questa formula che prevede bilancio e legge finanziaria, coperture di competenza e di cassa, un groviglio complicato e poco trasparente. Ne stiamo discutendo dal 1978, è arrivato il momento di decidre con un dibattito approfondito in Parlamento. Io credo che dovremmo arrivare a decisioni condivise, anzi unanimi su questo. Sulle banche faccio osservare che c'era un'emergenza. Proprio per rispondere a questa emergenza ho deciso di accettare l'inserimento del decreto, lasciando fuori altre misure (quelle relative al giubileo, le ecoballe, gli lsu calabresi) che devono ancora avere risposte. Per alcuni territori si tratta di provvedimenti importanti, che non sono stati inseriti. Mi permetto di sottolinearlo, visto che c'è anche chi ci accusa di aver inserito micro misure localistiche».


Su questa manovra grava l'incognita dell'ok di Bruxelles sulla flessibilità. Pensa che il governo abbia fatto bene a procedere senza aspettare l' autorizzazione? «Per dare una risposta completa bisognerebbe conoscere nel dettaglio le relazioni che ci sono state con Bruxelles, e quali garanzie ha fornito il ministro Padoan. Anche in questo caso, tuttavia, bisognerebbe aprire un confronto molto chiaro sui centri decisionali europei, che non rispondono neanche sulle regole scritte (come quelle sulla flessibilità) e decidono di non decidere. Bisognerebbe davvero chiedersi come mai la Francia sfora da anni il deficit, come mai La Spagna ha seri problemi, la Germania non rispetta il patto perché fa troppo surplus, e il problema resta sempre l'Italia. Se l'Italia chiede chiarimenti (lo ha fatto anche all' ultimo eurogruppo) e non ottiene risposte, allora il governo deve difendere l' interesse nazionale, le sue imprese e le sue famiglie, eprocedere. Certo che ha fatto bene».

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