Intervista rilasciata a Bianca di Giovanni, pubblicata su l'Unità
Francesco Boccia ripete da giorni parole di fuoco. «Chi ha per anni messo la polvere sotto il tappeto oggi non può far finta di nulla», accusa il presidente della commissione Bilancio alla Camera. Costoro sono quelli che hanno riempito i giornali affermando che le banche italiane sono solide, anzi sono migliori delle altre, di più, hanno sempre pagato di tasca loro le perdite dei risparmiatori. «Oggi ci ritroviamo con risparmiatori raggirati e questi diventano improvvisamente uomini e donne rigorosi e di mercato - attacca Boccia - come amano definirsi».
A chi si riferisce presidente? Può fare nomi e cognomi?
«Ho già detto che qualcosa non ha funzionato nella vigilanza, se oggi dobbiamo registrare questi fatti. Tutte le autorità indipendenti responsabili dei controlli sui mercati, a partire da Bankitalia per arrivare a Consob, hanno inevitabili responsabilità sulla vigilanza e sulla qualità dei prodotti venduti. Naturalmente quelle di Con sob in questo caso sono marginali per il sistema del credito. L' ultimo esempio lo abbiamo visto con la Popolare di Vicenza che ha varato un aumento di capitale pari a due volte il valore del patrimonio netto. Chi l' ha autorizzata?».
Bankitalia sostiene di aver fatto tutto quanto prevede la legge: ha commissariato, ha sostituito il management. Cosa avrebbe dovuto fare?
«Il problema è: a) se le banche sono state commissariate nel momento giusto; b) se quei titoli avrebbero potuto non essere emessi; c) se non sia sfuggita la mano a qualche autorità nel consigliare alcune banche ad acquistarne altre, o di spingere per legiferare in alcuni modi invece che in altri».
In effetti anche il Parlamento non può chiamarsi fuori. A quando la legge che vieta la vendita di prodotti rischiosi ai piccoli risparmiatori? O quella che frappone una muraglia tra la banca emittente e la vendita di tiutoli?
«Certo che il Parlamento, essendo libero dai condizionamenti delle autorità, può fare molto. Per questo mi auguro un confronto molto ampio su questa materia».
Lei non si è fatto condizionare neanche da Renzi: non ha votato la riforma delle popolari. Considera un errore anche quello?
«Per me è una storia passata, che ho vissuto con dispiacere perché la filosofia era giusta, ma la realizzazione non mi sembrava giusta. L' ho detto con trasparenza. Resta la validità delle intenzioni del Pd: attrarre capitali stranieri. Se è così, allora non servono matrioske. Bisogna fare regole chiare, rigorose e trasparenti. Sul mercato vale una sola regola: la verità».
L' Ue non ha accettato l' intervento del fondo interbancario, considerandolo assimilabile all' aiuto di Stato. Anche lei pensa che l' Italia sia discriminata in questo in Europa? E se sì, perché?
«Prendo atto che Bankitalia non condivide le posizioni di Bruxelles, come ha detto chiaramente il capo della Vigilanza in audizione. Aggiungo che quando 5-6 anni fa la Germania salvò le sue banche con un intervento pubblico, qualcuno da noi disse che le cose in Italia andavano benissimo.
Nel momento in cui si è posto il tema a livello europeo, l' Italia non era in partita. Io credo nella stabilità del nostro sistema, soprattutto delle due banche più grandi, ma che una parte del siste ma delle popolari avesse vissuto al di sopra delle sue possibilità non era un mistero per nessuno. E ce ne siamo sempre accorti con l' intervento della magistratura».
Oggi però l' Europa pone dei paletti.
«Bene, veniamo all' oggi. Qui va detto chiaramente che chi vuole fare il rigorsita, dopo che non si è vigilato, scaricando tutto sui risparmiatori, troveràò l' opposizione del Pd. Questa generazione di politici non è disposta a mettere la faccia sui sepolcri imbiancati.Il fatto che noi vogliamo aiutare gli investitori che hanno acquistato titoli con un rendimento attorno al 2%, quindi tutt' altro che speculativi, non ci trasforma in persone non rigorose, che non capiscono il mercato. Anzi, è vero il contrario. Se le autorità indipendenti, che sono articolazioni dello Stato, non hanno fatto bene il loro lavoro, lo Stato ha il dovere di intervenire. Altre filosofie non ci interessano. E i burocrati di Bruxelles devono capire che se continuano così, resteranno soli con in mano qualche scartoffia».