Intervista rilasciata ad Adriana Logroscino, pubblicata sul Corriere del Mezzogiorno
BARI «Michele si accinge a governare un piccolo Stato. Per riuscire, non gli basteranno gli atteggiamenti alla "ci penso io, fidatevi di me". Deve preservare e rafforzare la comunità politica organizzata che è il Pd, in Puglia e a Roma. Le battaglie deve condurle all' interno di essa, non al di fuori». Francesco Boccia di Michele Emiliano è stato assessore quando il neopresidente della Regione muoveva i primi passi da sindaco di Bari. Biscegliese, molto vicino a Enrico Letta, nel frattempo è divenuto parlamentare e ora è presidente della commissione Bilancio alla Camera. Ma di Emiliano, con il quale ha anche molto litigato, si considera amico. E nel giorno del suo insediamento, mette in guardia il vulcanico ex sindaco di Bari
Onorevole Boccia, partiamo da un presupposto: in che rapporti siete lei ed Emiliano in questa fase? «Con Emiliano ho sempre lavorato bene e, nonostante qualche scelta politica di fondo diversa, ho un buon rapporto con lui. Certo, io sono un ragazzo all' antica: non cambio valori in base al momento».
Sta dicendo che il neogovernatore invece lo fa? «Dico solo che ci divide la visione politica. Prendiamo il civismo: è un valore. Ma se interpretato come tale, per esempio convincendo un uomo delle istituzioni che non ha mai avuto tessere di partito, come l' ex prefetto Antonio Nunziante, a candidarsi al Consiglio regionale. Non lo è, invece, se recluti militanti di centrodestra che cambiano casacca perché il vento tira a sinistra. Il risultato di queste scelte è che Emiliano dovrà governare le dinamiche complesse di un Consiglio regionale in cui il Pd conta 13 eletti su 29».
Troppo pochi? «Non tanti, sicuramente. Anche se apprezzo l' intenzione di Emiliano di far confluire i consiglieri delle civiche nel gruppo del Pd». Emiliano non sembra preoccuparsene. Sembra contare di riunire tutte le contraddizioni in sé. «Michele è un talento e io credo nei talenti. Ma ha una giornata di 24 ore come tutti. E poi se hai Maradona in campo, devi poter contare pure sui De Napoli. Devi avere in squadra gente che concepisca la politica come servizio, la gestione della cosa pubblica in modo trasparente e rigoroso. Non realizzi l' ambizioso obiettivo di trainare il Sud dalla Puglia senza un Pd forte. Neppure se sei Maradona».
Il presidente ha annunciato una giunta a sette per rispettare la parità di genere: una scelta che rischia di complicargli la vita? «La mancata elezione di donne nel centrosinistra non è casuale. È una grave responsabilità della classe dirigente uscente che ha negato l' introduzione della doppia preferenza nella legge elettorale. L' errore non è nello statuto che non permette di nominare una giunta che rispetti la sacrosanta parità di genere. L' errore è nell' azione politica del centrosinistra. Emiliano tenta di porre rimedio e fa bene. Non so se ci siano altre strade, ma certo governare con una giunta a sette sarà difficile».
E governare con il M5S? Anche quello è un obiettivo di Emiliano. «Il Movimento di Grillo ha un unico nemico da battere: il partito mio e di Emiliano. Quindi come si fa a proporre loro un' alleanza? L' unica convergenza possibile con i Cinque stelle, soprattutto dopo il voto, è sui contenuti. Una intesa politica ha il fiato corto. Appare strumentale».
Lei è un parlamentare di maggioranza. Il neopresidente della Puglia, pur segretario del Pd, ha preso posizioni molto nette contro alcuni provvedimenti del governo Renzi: segno di autonomia da Roma o di ambizione personale? «Non so se Emiliano punti davvero a un ruolo nazionale. Io spero di no perché gli auguro di essere il miglior presidente possibile per la Puglia. Risultato che non potrà centrare se non lavorerà 24 ore al giorno per il territorio. Se la sua azione politica sarà condizionata dagli scenari nazionali. L' abbiamo già sperimentato con Vendola. Peraltro usare la sua regione per proiettarsi a Roma non sarebbe conveniente neppure per lo stesso Michele. Il Pd è l' unico partito politico riconoscibile in Italia. Ne consegue che la grande responsabilità di rimettere in sesto il Paese ricade su di esso. Se il Pd fallirà, nessuno darà la colpa al solo Renzi. Se fallisce il presidente del Consiglio e segretario nazionale del Pd, fallisco io e fallisce lo stesso Emiliano».
Ma forse su vicende concrete come il Tap e le trivellazioni in Adriatico, Emiliano assumendo una posizione contraria, si è occupato della Puglia intercettandone la legittima opposizione, non crede? «Il Tap, come l' Ilva, la Xylella o le trivellazioni sono questioni complesse. Occuparsene senza raccordarsi con il governo nazionale, pur rappresentando lo stesso partito che lo guida, rischia di essere un errore imperdonabile, sia sotto il profilo politico che sotto quello del risultato. Non dico che Emiliano debba sottostare alle decisioni di Renzi, ma deve concordare possibili soluzioni. Che spesso ci sono. Sono soltanto nascoste dalla propaganda».