Intervista di Giovanni Miele pubblicata su Libero
Appello del Pd Boccia al segretario: "Non vogliamo bloccare il testo, ma c`è in gioco il futuro della nostra democrazia"
Lo show down finale sull`Italicum è fissato per mercoledì prossimo a Montecitorio dove Matteo Renzi si confronterà in assemblea con i deputati del Pd. Tutt`altra musica rispetto alla direzione del partito dove i renziani sono in netta maggioranza. Nel gruppo parlamentare invece i bersaniani, anche se di diversa scuola, sono circa un centinaio e già ottanta di loro, guidati dal capogruppo Speranza, hanno sottoscritto un documento per chiedere una modifica del testo. In prima linea a chiedere una revisione significativa della riforma elettorale è ancora una volta Francesco Boccia, per niente intimidito dalle voci di una sua sostituzione da presidente della Commissione Bilancio, da parte della maggioranza renziana.
Cominciamo dalle voci di una sua sostituzione alla commissione Bilancio. È un tentativo per scoraggiare la sua iniziativa politica sull`Italicum?
«Sono voci senza fondamento messe in giro per creare confusione. Non c`è nessun tentativo di intimidazione».
Pensate ancora di poter convincere Renzi ad accettare qualche modifica?
«Fino al giorno del voto in aula abbiamo il dovere di far capire al nostro segretario che la volontà di tutti è quella di concorrere a fare riforme che durino 50 anni e non 5, come quelle fatte dal centrodestra, vedi il porcellum, che poi vengono annullate da una sentenza della Consulta o, peggio, dai malumori della gente che vuole scegliere il proprio eletto».
Però la Boschi non esclude la fiducia pur di mantenere intatto il testo, per evitare un nuovo passaggio al Senato, dove l`Italicum sarebbe a rischio.
«Spero non si arrivi a questo. La storia repubblicana ci ricorda che i momenti in cui si è arrivati alla fiducia non sono stati momenti bellissimi. Eviterei in questo momento di mostrare i muscoli e cercherei una mediazione che metta dentro anche la riforma della Costituzione. Quello che non funziona non è l`Italicum da solo, ma il combinato disposto Italicum più riforma costituzionale. I senatori non eletti, ossia i consiglieri regionali che diventano senatori, e che decidono su temi delicati della nostra democrazia, sommati al numero ancora molto alto di deputati nominati, mette nelle mani di tre o quattro persone la selezione della classe dirigente del Paese. Non penso ai leader di oggi, ma anche ai leader dei prossimi anni che potrebbero essere non tutti democratici e saggi. Ne nascono anche di matti che possono fare danni irreversibili».
Pensate di bloccare l`Italicum con il voto segreto alla Camera?
«Non vogliamo bloccare nulla, vogliamo discutere fino alla fine e non chiederemo il voto segreto alla Camera. Guardi io nella prima lettura non ho votato la legge elettorale e non mi sono nascosto dietro il voto segreto. Ho preso la parola in Aula ed ho spiegato perché non votavo, perché non era opportuno sostituire il porcellum con il porcellinum. Oggi vogliamo votare sapendo che stiamo votando le regole di funzionamento della democrazia italiana. Questo è un confronto politico e culturale che va fatto alla luce del sole».
Perché Renzi non si fida e c`è questo clima di sospetto nei vostri confronti?
«Non lo so. Renzi si deve fidare del suo partito. Se tutti noi diciamo con chiarezza che, fatto un ultimo sforzo per consentire agli italiani di scegliersi gli eletti, il testo può tornare al Senato blindato ed essere approvato alla velocità della luce, anche entro l`estate».
Però Zanda usa lo spauracchio delle elezioni anticipate per spaventare i dissidenti del Pd.
«Zanda è di solito molto informato e autorevole ma non mi pare sia stato ancora eletto presidente della Repubblica. È il capo dello Stato che dice quando si vota e fortunatamente abbiamo al Quirinale un galantuomo che ha nel cuore la Costituzione».