Intervista di Nando Santonastaso pubblicata su Il Mattino
È il presidente Pd della Commissione Bilancio della Camera ma rimane soprattutto un economista e un uomo del Sud. Per questo quando a Francesco Boccia si chiede, anche in base a quanto documentato ieri dal Mattino, se non ha la sensazione che spendere i soldi al Sud e per il sud sia sempre più difficile e complicato, la risposta è innanzitutto un ragionamento: «Io ho la sensazione che esista una enorme mancanza di sensibilità specifica al Mezzogiorno. La mia non è una critica come se ne fanno spesso di questi tempi, a prescindere cioè. Io dico semplicemente che per parlare di Mezzogiorno bisogna sapere cosa si vuole per regioni così diverse tra di loro e unite purtroppo solo dal ritardo di sviluppo».
Chi non l`ha ancora capito?
«Non voglio fare polemiche. Sicuramente se non l`ha capito la politica dubito che possano averlo capito gli imprenditori che dovrebbero attivare le leve dello sviluppo. Sono trascorsi 25 anni tra il primo quadro di sostegno comunitario, era il 1989, e la scadenza dell`ultima programmazione di fondi europei, il 2013. E guarda caso è lo stesso periodo intercorso tra la caduta del muro di Berlino e l`integrazione tra le due Germanie. Solo che la Germania Est dell`89 era molto ma molto più in ritardo di sviluppo del Mezzogiorno d`Italia».
Cosa non ha funzionato?
«Questo quarto di secolo è sufficiente a comprendere che è la programmazione dei modelli di politiche pubbliche a non avere prodotto risultati. Mi chiedo allora se oggi vogliamo continuare con la retorica del "Sud spendaccione e pieno di ladri", o del "Sud orgoglioso e nulla più" o se possiamo andare oltre».
Naturalmente andiamo oltre: ma dove e come?
«Prendiamo atto che prima con Fitto e poi con Barca ci sono stati alcuni tentativi di salvare il salvabile con il Piano di Azione Coesione che ha evitato il disimpegno di risorse non utilizzate anche se non siamo a livelli di spesa sufficienti. Ma proprio per questo concentriamo la programmazione 2014-2020 dei fondi europei e dei fondi di Sviluppo e coesione su 5-6 grandi investimenti per il Mezzogiorno e assegniamo alle Regioni le quote di loro competenza per realizzarli. Eviteremmo così che possano spenderle ancora per campi di calcetto o piscine».
Immagino che avrà già pensato a dove investire?
«Dalla banda larga alla logistica connessa ai porti e agli interporti, agli aeroporti, alle università. Per ognuno di questi settori c`è bisogno dell`impegno diretto dello Stato. Sulla banda larga, ad esempio: come possono realizzarla solo i privati in una Regione come la Calabria che non dispone ancora di linee ferroviarie e di aeroporti per i collegamenti ordinari con il Nord? O come possono università del Sud intercettare studenti stranieri se non dispongono di posti letto nemmeno per gli italiani, come nel caso di Bari? Il Sud, purtroppo, è rimasto la mucca da mungere come 35 anni fa».
Ce l`ha con l`attuale governo?
«Delrio fa quello che può e gli dò atto che sta facendo il possibile con gli strumenti che ha: non assecondi però questa liturgia sul meridionalismo di ritorno. Quando il Sud esce da un`agenda politica si apre un dibattito che dura al massimo 20 giorni, poi un ministro annuncia la svolta e accusa chi c`era prima di non aver saputo spendere le risorse. Passa un anno e siamo punto e daccapo. Ecco, io mi auguro che Delrio non dica che quanto si farà domani è comunque meglio di ciò che è stato fatto ieri».
Il governo punta ad una cabina di regia oltre che sull`Agenzia della Coesione: lei che ne pensa?
«Che di cabine di regia è piena la Treccani... Se fossi in Delrio mi farei aiutare da quei 5-6 economisti e centri di ricerca che conoscono bene il Mezzogiorno ma che sono spesso cantori inascoltati. Penso alla Svimez, alla Fondazione Res di Palermo, a personalità del calibro di Gianfranco Viesti: metterli intorno a un tavolo sarebbe un`operazione intelligente».
Non teme che sia quasi troppo tardi considerati i numeri del Sud?
«Io credo al contrario che di fronte ai numeri del fallimento ci sia bisogno di uno scatto di orgoglio. Non è più il tempo di chi sale sulla pedana, fa la lezione e ci spiega come una cosa d`ora in poi deve funzionare. Non si può continuare a dire ad esempio che abbiamo ottenuto più flessibilità dall`Ue sui conti pubblici quando in realtà si tratta solo di deviazioni temporanee. L`Agenzia è una strada vecchia, inutile negarlo. Se così non fosse mi aspetterei di cominciare a vedere qualche traccia di novità nell`allegato Infrastrutture del prossimo Documento di economia e finanza del governo».