RASSEGNA STAMPA

Rai Way, il governo sbaglia a fare una guerra su Mediaset

01.03.2015

Intervista a Il Giornale

di Fabrizio Ravone

Il presidente della commissione Bilancio, Francesco Boccia: "Fuori dal mondo una politica che vuole intervenire sui tralicci. La produzione va lasciata ai privati"

Roma - Francesco Boccia è il presidente della Commissione Bilancio della Camera, cioè una di quelle figure che - secondo le voci che filtrano dal Pd - dovrebbe essere «rimpastato» o «epurato». Presidente si sente in via di epurazione?

«Credo si tratti di voci messe in giro ad arte. I cosiddetti “veleni della politica”. Il sottobosco. Mondo che, sinceramente, non mi appartiene: è un modo di fare politica, abbastanza diffuso, seguito per 60 anni. Checché mi ricordi, i presidenti di commissione vengono eletti dai colleghi e non nominati dall'alto. I miei atti sono pubblici, quello che faccio è sotto gli occhi di tutti. Certo è che, se qualcuno del mio partito vuol seguire queste pratiche per zittire il dissenso interno, personalmente non mi faccio zittire; né intimidire».

Lei fa parte della dissidenza interna al Pd, però è andato all'appuntamento di venerdì...

«Certo che sono andato. Se il mio segretario mi convoca per incontro, trovo giusto e corretto andare all'appuntamento. Per parlare, appunto».

E di cosa ha parlato in direzione?

«Della privatizzazione di Rai Way».

Beh, visto come sta andando, le saranno saltati al collo...

«Mica tanto».

Come mica tanto? Il Pd sta rivedendo le posizioni barricadere?

«Giacomelli, sottosegretario competente, ci ha spiegato che l'operazione è andata avanti secondo i tempi e i modi previsti dai governi Monti e Letta. Ed è proprio questo il punto. Stiamo andando avanti quasi per inerzia, senza pensare che il mondo ci sta cambiando davanti agli occhi e nemmeno ce ne accorgiamo. E se ce ne accorgiamo, facciamo finta che dobbiamo rispettare gli impegni precedenti».

Scusi?

«Credo che stiamo perdendo un'occasione, come il Pd l'ha persa negli ultimi 15 anni. Vale a dire, sovrapporre il concetto di telecomunicazioni o di economia digitale a quello delle televisioni. In altre parole, ci stiamo infilando, il Pd si sta infilando, nel dibattito “Mediaset sì, Mediaset no”. Allora perché non facciamo un dibattito su “Google sì, Google, no”. Oppure su “Amazon sì o Amazon no”. Se facciamo un dibattito se è giusto o meno che i tralicci Rai vadano a Mediaset (con favorevoli e contrari), è come se pensassimo di volare ancora con un biplano invece che su un jet».

Sembra però che il suo partito sia fermo proprio su questo punto...

«E sbaglia. È fuori dal mondo chi pensa che la politica debba intervenire su argomenti come i tralicci Rai. La politica deve fare le regole, regolamentare il mercato, ma lasciare ai privati la produzione. E tra le regole da fare c'è anche la definizione concreta del conflitto di interessi. Renzi ci ha detto che immagina la Rai un grande produttore italiano di cultura. Sono d'accordissimo. La tv pubblica deve fare questo: proporre il modello culturale di un Paese. Quello che fa la Bbc . Ma tutto il resto deve essere privato. Per questo ci sta che un'azienda privata si compri i tralicci Rai. Bravi i manager di Mediaset a fare l'offerta. Il problema è quel che fa la politica. La politica industriale è una cosa troppo seria da lasciarla ai convegni. Abbiamo già perso 15 anni, mi auguro che il Pd non ne voglia perdere altri 15».

Beh, il Piano Juncker potrebbe favorire una politica industriale lungimirante...

«Al momento è un po' deboluccio. L'obiettivo è rafforzarlo inserendo nell'allegato Infrastrutture al Def impegni precisi a favore della banda larga. Stiamo lavorando a un progetto in grado di sbloccare 15 miliardi, più altri 6. Ma ci vuole una visione globale delle potenzialità del Paese...».
 

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