Oggi Michele Ainis, in un lucido editoriale sul Corriere della sera, ricorda a chi ha la memoria corta che la nostra democrazia (parlamentare) è figlia della "carta di tutti". Confronto, coinvolgimento, inclusione erano gli ingredienti del 1946; grazie a quegli sforzi, la Carta è stata amata e rispettata per 70 anni da tutti. Oggi, in una fase storica complessa e difficile a causa delle profonde trasformazioni globali, i cambiamenti (necessari, soprattutto per il superamento del bicameralismo perfetto) invece pare che siano solo fine a se stessi. L'importante è cambiare. Non cosa e con chi. Ma cambiare per cambiare. E chi non è d'accordo finisce nella categoria dei "presunti" isolati. Accade a tutti quelli che non aderiscono al pensiero unico, fuori e dentro. Ieri è successo anche a me.
No, sinceramente non ho paura di restare isolato o, come dicono gli immancabili mestieranti della politica, col cerino acceso in mano. Io ho solo detto ciò che penso.
Non si può cambiare la carta costituzionale da soli. Io penso alla politica in modo diametralmente opposto alla Lega e mi separano moltissime cose da Forza Italia, Fratelli d'Italia o da Grillo, rispetto alle tante affinità con Sel, ma quando si mette mani al motore della macchina della democrazia, non lo si può fare di notte spegnendo le luci, tenendo tutti fuori.
Tutti i partiti di opposizione sono profondamente diversi tra loro; in moltissimi casi non voterebbero mai insieme. Ma se decidono con motivazioni varie di fare una scelta così forte, qualche interrogativo dovremmo porcelo o dobbiamo dire che va tutto bene? Sono io a isolarmi con questo ragionamento o invece a isolarsi cambiando la costituzione a maggioranza è il mio partito?
La democrazia ha alcune sue regole ideali e io credo che vadano rispettate. Ieri, come spesso capita nel dibattito interno al Pd, anche D'Attorre della cosiddetta minoranza ha detto che sono solo. Non mi pare, sentendo Civati, Fassina e tanti altri, ma pazienza così va il mondo. Bersani invita a non accendere micce? Gli voglio bene, come ben sa, ma qui si tratta di disinnescare le tante micce purtroppo già accese.
No, francamente non ho paura di questo clima di alta tensione, ho paura solo di svegliarmi la mattina, guardarmi allo specchio e fare qualcosa in cui non credo. Se poi questo mi costerà in termini di seggio, incarichi, qualsiasi altra cosa, sono disposto a pagare il prezzo che mi sarà presentato. Mi sono avvicinato alla politica credendo all'autonomia di pensiero e alla libertà di visionari degli anni novanta che vedevano il centrosinistra dove non lo vedevano altri (o non volevano vederlo) come Andreatta e Prodi. E quella libertà e quel senso dello stato esistono ancora nel centrosinistra italiano nonostante il pensiero unico dominante.
Interessi collettivi e disciplina interiore: questi gli ingredienti per difendere i principi della sinistra riformista. Insomma, possiamo scendere a patti con tutti ma non con la nostra coscienza. Io non esprimo opinioni di dissenso la mattina perchè poi la sera vado ad accordarmi su altro.
Io dico ciò che ritengo opportuno dire al mio mondo, al pd e ai nostri elettori. Ho sempre interagito con persone che apprezzavano ciò che dicevo anche se contrario al loro pensiero ed è quello che mi sforzo di fare ogni giorni con i ragazzi che militano nel pd, nonostante la cappa del pensiero unico che spesso porta a ritorsioni verso chi dissente.
Se oggi libertà di pensiero e schiena dritta sono diventati un problema, vuol dire che non è il mio tempo. Stop.
Prima di entrare in politica guadagnavo molto di più di ora: vivo in una casa di cento metri quadri per la quale pago un mutuo, penso di essere un privilegiato che tenta di ricambiare l'enorme fortuna che la vita gli ha riservato cercando di produrre qualcosa di utile per chi non ha speranza e invece ha enorme fame di giustizia sociale. Ripeto: non entro nelle maggioranze se non credo in quello che fanno e non aderisco alle minoranze per diventare un contropotere.
Non ce l'ho con Renzi, come è noto l'ho votato alle primarie. Critico alcune scelte di fondo che mescolano quotidianamente azione di governo e funzione del partito. E non mi piacciono i suoi metodi. Qualche esempio? La Costituzione va cambiata? Si deve cercare fino all'ultimo di farlo tutti insieme, senza bracci di ferro. Il Governo Letta va sostituito? Non in quella maniera. Un'intera classe dirigente va adeguata? Ci sono modi e modi per selezionarla anziché cooptarla con qualche anno in meno ma con gli stessi metodi rottamati. Bisogna riformare le banche popolari? Prima si studia bene e poi si fa. La fretta non è sempre buona consigliera, anzi spesso fa più danni di una decisione sbagliata. È come investire in un mercato. Non è solo importante il tempo in cui si fa, ma anche su che cosa si punta.
Da martedì arriva in commissione Bilancio il decreto Milleproroghe. Garantiró come sempre la massima tempestività nel varo del provvedimento esattamente come ho fatto con la legge di stabilità, come ha osservato quel galantuomo di Enrico Morando che riesce a fare il viceministro in un governo senza modificare la sua onestà intellettuale.
Noi accelereremo i tempi perchè il paese ha bisogno di tempi brevi per alcuni provvedimenti, ma il diritto di discussione, beh quello è il cuore della nostra democrazia, e va assicurato a tutti. Un'altra cosa è l'ostruzionismo e questo non va bene perchè gli interessi di pochi danneggiano quelli di tutti. Ma la democrazia, quella è un'altra cosa.
Torniamo alle riforme. Se la mediazione funzionerà io non posso che esserne contento. Se invece dovremo ritrovarci solo noi a votare le regole della nostra democrazia questo lo ritengo inaccettabile e non mi farò intimidire nemmeno dai messaggi, espliciti o impliciti, che i ventriloqui del premier mi stanno mandando in queste ore. Io un lavoro che amo ce l'ho, loro forse no.