da Il Tempo
“Porgiamo l`altra guancia. Per l`ultima volta, ma porgiamola. L`elezione del nuovo Capo dello Stato è troppo importante per il futuro del Paese. Per questo dico agli amici del Pd: prendiamoci per mano e fermiamoci prima del ciglio del burrone”. Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio della Camera ed esponente di rito lettiano della minoranza Dem, rivolge un appello all`unità a maggioranza e colleghi d`opposizione nel giorno in cui Stefano Fassina rievoca antichi rancori e accusa Matteo Renzi d`aver affossato due anni fa la candidatura di Romano Prodi al Quirinale.
Presidente Boccia, ha ragione Fassina?
“Ho sempre augurato a Renzi che nessuno gli faccia ciò che ha fatto lui a Pier Luigi Bersani. Credo nell`unità del Pd, un valore inestimabile. Per questo chiedo a tutti di fare un passo indietro prima che sia troppo tardi. Rispetto a Fassina faccio un passo indietro: fu Renzi a far saltare la candidatura di Franco Marini, frutto di un accordo tra il Pd e la stessa maggioranza che oggi sostiene il premier. Quella scelta di Renzi fu sbagliata. Il resto è dietrologia”.
Anche adesso sull`elezione del nuovo Presidente in Parlamento si rischia il Vietnam.
“Per evitare che accada ho proposto la definizione di un identikit facile da comporre: il nuovo Capo dello Stato dev`essere un garante e un arbitro, deve dare dignità alle Istituzioni, non deve ricevere ordini ma darne, deve poter parlare con Washington e Berlino, avere cioè una caratura internazionale. Non faccio nomi per rispetto del mio segretario che ha una delega in bianco per quanto mi riguarda. Ma esistono personalità autorevoli con questo identikit”.
Alcuni suoi colleghi hanno stigmatizzato la road map di Renzi: far sapere il candidato al partito 24 ore prima senza indicare con quale metodo.
“La direzione nazionale è convocata permanentemente. Abbiamo votato una delegazione Pd corretta. Il metodo non c`è ancora. Propongo che si stili l`identikit con una rosa di nomi da proporre agli altri gruppi politici per trovare una larga maggioranza. Questo è lo stesso Parlamento del 2013, spaccato in tre tronconi e noi ne rappresentiamo solo poco più d`un terzo”.
La lealtà arriva fino a votare un Presidente scelto da Renzi e Berlusconi?
“Vabenissimo se il centrodestra vota con noi. Ma serve un percorso trasparente: identikit, rosa di nomi, confronto con tutti gli altri partiti e poi un ultimo passaggio in direzione sul nome finale”.
I segnali di Renzi non sembrano d`apertura. Non è mai accaduto che i due rami del Parlamento approvino legge elettorale e riforme costituzionali a pochi giorni dal voto sul Capo dello Stato.
“È vero, non è mai accaduto. Porgiamo l`altra guancia. Per l` ultima volta, ma porgiamola. L`unità del Pd è un bene inestimabile e la vicenda del Quirinale è troppo importante. I problemi del Pd sono in secondo piano”.
Ieri l`altro c`è stata bagarre al Senato sul super canguro che ha eliminato 35mila emendamenti all`Italicum e alla Camera sui senatori a vita. Il Patto del Nazareno ha tenuto. Non è un segnale di riconciliazione. Che accadrà se l`Italicum verrà approvato il 28, il giorno prima della convocazione del Parlamento in seduta comune? Non teme una bagarre simile a quella sui giudici costituzionali?
“Spero che l`Italicum non venga approvato perché è una legge elettorale sbagliata, una truffa. E mi batterò alla Camera, dove dovrà tornare, per modificarlo. Il rischio che l`approvazione della legge elettorale possa esasperare gli animi esiste. Per questo rivolgo un appello per l`unità del Pd. Penso al bene comune: a ricompattare il Pd sul Quirinale. Dopo chiederò per primo a Renzi chiarimenti su tutto per capire dove stiamo andando, dove vogliamo portare il Paese”.
Teme davvero la scissione?
“Sì, la temo. È inutile nasconderlo, anche alla luce di quello che c`è stato in tutti questi mesi. E la vicenda del Quirinale, se si sbaglia questo passaggio, rischia di fare da detonatore. Per questo chiedo un atto di umiltà a tutti, come sta facendo Bersani. Teniamoci per mano e diamo all`Italia un Presidente".