da La Gazzetta del Mezzogiorno
Meglio chiudere e dare 10 anni di mobilità ai lavoratori
“Se con l`Ilva si vuole ripetere la scelta di Alitalia, col privato che prende il meglio e il pubblico che si accolla pesi, oneri e costi, non ci sto. Tanto vale, allora, farci male subito sul piano economico: chiudere l`Ilva, dare dieci anni di mobilità ai lavoratori visto che sette ne abbiamo dati al personale Alitalia, e restituire Taranto ai tarantini”.
Francesco Boccia del Pd, presidente della commissione Bilancio della Camera, attende di valutare il testo definitivo del decreto legge varato dal Governo alla vigilia di Natale e intanto mette qualche paletto. Boccia conosce Taranto avendo lavorato, negli anni passati, come capo dei liquidatori del dissesto del Comune. Sa bene l`impatto dell`Ilva sulla città, auspica una svolta, ma per ora non vede una prospettiva chiara.
Dubbioso presidente Boccia?
“Osservo che fare Alitalia due non funziona, e lo abbiamo visto, e che produrre acciaio è ben diverso dal trasporto aereo. Noi siamo davanti ad un bivio. Intendiamo vendere l`Ilva alla multinazionale che la compra a buon mercato e poi scarica sullo Stato e sull`amministrazione straordinaria tutto ciò che non le conviene? Oppure facciamo dell`acciaio un asset industriale forte del Paese? Io non ho dubbi: sono per la seconda opzione”.
E allora che bisogna fare?
“Un Paese come l`Italia, che non ha materie prime, rischia di uscire da settori importanti come la siderurgia e la raffinazione petrolifera, se penso a quanto ha in programma l`Eni. Se però crediamo che la siderurgia possa essere un punto di riferimento per l`industria nazionale, allora nell`Ilva deve entrare una grande realtà pubblica, bonificare tutto partendo dalla copertura dei parchi minerali, e fare dell`Ilva quello che i francesi, tempo addietro, hanno fatto con Renault. Poi, tra qualche anno, quando avremo rimesso a posto tutto, disinquinato, disintossicato e saldato il grande debito che l`Italia ha con Taranto, potremo valutare se ha senso o meno dare l`Ilva ai privati”.
Eppure la cessione dell`Ilva ad Arcelor Mittal sembrava vicina...
“Avremmo avuto il ramo di azienda venduto alla multinazionale e la bonifica in conto allo Stato”.
Ma perchè il privato deve caricarsi dei guasti compiuti dai Riva?
“Chi compra un`azienda come l`Ilva non può essere interessato solo alle quote di mercato. Il mercato è volatile e quindi si corre il rischio di trovarsi senza proprietà, perchè nel frattempo si sarà riposizionata dove si fanno gli affari, e soprattutto senza bonifica. Chi compra, invece, lo deve fare al valore di mercato tenendo conto sia della maggiorazione derivata dai nuovi investimenti, che dalla sottrazione calcolata sui costi da affrontare. Invece, chi dice di voler entrare ma senza i problemi connessi, magari si presenterà meglio, ma mi pare che faccia come i Riva. Che negli anni hanno investito poco sino a non investire affatto quando non ci sono stati più utili”.
Renzi però su Taranto assicura di volersi impegnare?
“Reni la faccia su Taranto l`ha messa e questo gli fa onore. Però, quando si interviene su temi così delicati si ha anche il dovere di entrare nel merito. Temo che sui 2 miliardi di euro annunciati dal premier, i fondi nuovi siano solo i 30 milioni per il centro di diagnosi e cura dei tumori infantili. Perchè i fondi del porto erano già di Taranto mentre sul miliardo e duecento milioni sequestrato ai Riva sarei cauto visto il contenzioso giudiziario che è in piedi. Eppoi, sono tutti soldi spendibili e disponibili?”
Quindi lei non crede nell`operazione annunciata da Renzi, ovvero rilanciare Taranto con un progetto complessivo che tenga insieme città e siderurgico?
“Io dico che i tavoli funzionano se ci metti i soldi. Bisogna stabilire cosa ciascuno mette di nuovo e non ridire i soldi che c`erano. Piuttosto, quei fondi spendiamoli. Le amministrazioni sono in ritardo e Taranto perde occasioni”.