“E' tutto sbagliato, la discussione è sbagliata fin dall' inizio. L' economia sta vivendo il momento più drammatico dalla rivoluzione industriale in poi e noi ci interroghiamo, ci dividiamo, mediamo e poi ci dividiamo ancora sull' articolo 18? Questo è un incubo, per favore svegliamoci”. Francesco Boccia, Pd, è il presidente della commissione Bilancio della Camera e ha votato “no” al testo emanato alla direzione del suo partito, frutto della mediazione fra minoranza e maggioranza su quelli che saranno i licenziamenti e i reintegri al lavoro nel Jobs act.
Avendo votato no il destino di quel testo le è indifferente?
“E' una questione di dignità, la dignità del Pd. Per salvarla il documento votato in direzione dovrà entrare così com' è alla Camera. Se così non sarà, se Sacconi riuscirà a far valere la sua interpretazione vorrà dire che sarà contento lui e sarà contenta la destra. Io invece sarò molto arrabbiato e mi chiederò cosa ne sarà di questo partito, o meglio, lo chiederò a Renzi”.
Quindi difende la mediazione?
“Si tratta di evitare una sconfitta nella sconfitta, ma quel testo è sbagliato, anzi è tutto sbagliato”.
Partiamo dall' inizio.
“Stiamo vivendo il periodo più difficile nella storia del capitalismo. Saltano i confini degli Stati nazionali, la ricchezza si concentra negli Stati Uniti e in Cina. Due aziende da sole -Amazon e Google - valgono tanto quanto tutta la Borsa di Milano. Dieci multinazionali capitalizzano duemila milardi, muovono e governano due miliardi di persone, incidono sulla diplomazia ai massimi livelli, fino al G20. E noi ci interroghiamo sull' articolo 18?"
Secondo una parte del suo partito è il retaggio di un mondo del lavoro che non c' è più.
“E' un modo vecchio di concepire la politica. Pensiamo davvero che limitare ulteriormente l' articolo 18 oltre quanto già previsto dalla legge Fornero possa, nel mondo di cui parlavo prima, rilanciare l' economia? Tanto più che lo ha detto Poletti - il Jobsc act è a saldo zero: ciò vuol dire che per ogni euro che spendi ne deve entrare un altro. E' così che pensiamo di estendere le tutele?”.
Lei cosa propone?
“Comincerei con il far sì che Amazon e Google paghino le tasse nei paesi dove operano, per esempio. Sicuramente sarebbe meglio recuperare risorse in questo modo che scannarci per poche centinaia di milioni sugli ammortizzatori sociali, o restare appesi alle diatribe sul lavoro fra Damiano da una parte e Sacconi dall' altra”.
Renzi non le ha già risposto che su queste tassazioni deve decidere l' Europa?
“Ma io non sono per il pensiero unico, quello al quale la maggioranza del mio partito si sta adeguando. Ora chi fa ragionamenti più complessi di quanto riescono a contenere i tweet a 140 caratteri è considerato un conservatore. Ma io non ci sto, sono per il pensiero lungo e spero, prima o poi, di essere ascoltato”.