da Libero
“Aiuti di Stato dall' Irlanda”: Bruxelles pronta a punire il colosso Usa degli iPhone per elusione fiscale. Sotto i riflettori anche Fiat Finance. Boccia (commissione Bilancio alla Camera): “Sfruttiamo la tracciabilità per fermare i furbi” Maxi multa in arrivo per Apple & C.
“La prima parola che esce spontanea è: finalmente. Un primo passo. Non definitivo, ma un primo passo”. Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio della Camera (Pd), saluta con un sorriso la decisione dell' Unione europea di avviare un' indagine sugli accordi fiscali, configurabili come aiuti di Stato, tra alcune società multinazionali come la Apple e Fiat Finance da una parte, e Irlanda e Lussemburgo dall' altra.Oggi la Commissione europea renderà noti i dettagli dell' inchiesta, che è destinata a concludersi con una maxi multa “dell' ordine di miliardi di euro”, per elusione fiscale, ai danni dei due colossi. “Adesso tocca a noi”, incalza Boccia, che rilancia la proposta di introdurre il versamento dell' Iva “nei Paesi in cui si fa business. Al tempo della digital economy non hanno più senso le imposte dirette, ma solo quelle indirette”.
Intanto c' è un punto fermo: il giro di vite dell' Ue.
“Che, deve essere chiaro, arriva con otto anni di ritardo rispetto alla direttiva del 2006. E da allora ci sono stati solo rinvii su rinvii. Spesso accompagnati dalle lobby delle grandi multinazionali del web, con il mercato crescente delle attività economiche spostate, anno dopo anno, dall' economia reale all' economia digitale. Nel 2014 la stima del mercato potenziale in Italia, tra musica, cinema, informazione, commercio elettronico, turismo e giochi, supera abbondantemente i 25 miliardi”.
Cosa dovrebbe fare l' Italia, alla luce delle mosse europee?
“Utilizzare il ruling, la tracciabilità inserita nella legislazione con la norma, poi contestata, chiamata web tax. Oltre all' Iva obbligatoria, poi cancellata, c'era la tracciabilità, che invece è in vigore e va utilizzata il più possibile. Sfruttando, con l’ amministrazione fiscale, anche lo straordinario lavoro fatto da alcune procure, tra cui quella di Milano. Oggi abbiamo gli strumenti per dedurre il business realizzato in Italia e l' elusione fiscale correlata”.
Prima ha accennato all' inversione del rapporto tra imposte dirette e imposte indirette.
“Il problema è semplice: in casi come quello di Apple, occorre spostare l' intelaiatura fiscale dalle imposte dirette a quelle indirette. In un Paese serio, le imposte si pagano in funzione del business realizzato. Al tempo dell' economia digitale, non ha senso parlare di imposte da pagare nel luogo in cui c'è la sede legale dell' impresa. Conta solo dove si vende, dove si erogano i servizi, dove si fa business. Era questa la ratio della web tax: ti traccio, e soprattutto paghi le imposte indirette. Ce lo insegna anche il dibattito in corso negli Stati Uniti”.
Il chief executive di Apple, Tim Cook, è stato messo alla gogna dal Congresso per la gigantesca elusione fiscale..
“Negli Usa, singoli Stati e città ogni giorno denunciano una voragine sul gettito fiscale. Aumenta il business, ma diminuiscono le entrate. Gli Stati perdono la Vat, la nostra Iva, e le città le sales taxes. Il sistema non regge più”.
I possibili interventi potrebbero trovare spazio nella legge di Stabilità?
“Chiedere a un commerciante di mostrare lo scontrino quando poi le multinazionali del web non pagano le tasse è dura. Oggi guidiamo l' Ue. Il presidente del Consiglio aveva detto che avremmo risolto tutto in autonomia. Ora ci siamo: facciamolo. Le multe servono a recuperare i soldi evasi o le prevaricazioni già avvenute. Le regole ci riportano lì: alle imposte indirette. La regola elementare di equità fiscale che l' Iva si versa nei Paesi dove si fa il business è stata cancellata. Un grave errore. Ora possiamo porvi rimedio, facendolo con gli altri Paesi Ue. Francia, Germania e Regno Unito non aspettano altro: tocca a noi”.