La reazione di Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio della Camera, alla nostra inchiesta sui fondi sequestrati alle cosche. Il parlamentare del Pd chiederà al governo, in un question time, che fine hanno fatto i 3 miliardi di euro confluiti nel Fondo Unico Giustizia: "Quel denaro non deve essere utilizzato per gli assestamenti di bilancio ma per potenziare il comparto giustizia-sicurezza". Sugli immobili tolti alla criminalità propone: "Mettiamoli all'asta"
ROMA - "I soldi sequestrati alla mafia sono stati usati per i saldi del bilancio dello Stato, e non per la sicurezza e la giustizia. Non possiamo più sopportare la beffa di avere un'agenzia per i beni confiscati che non funziona. E 3 miliardi di euro in contanti che non vengono utilizzati per potenziare la legalità". Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio della Camera (Pd), dopo l'inchiesta di Repubblica sul flop dei beni confiscati, chiederà al governo con un question time che fine abbiano fatto i 3 miliardi di cash (contanti e titoli), sequestrati alla criminalità e confluiti nel Fondo Unico Giustizia. Il Fug, da quando esiste, è una sorta di mistero: nessuno sa che fine abbiano fatto quei soldi. Come siano stati utilizzati.
Lei ha il "forte sospetto" che quelle risorse confiscate alla mafia siano state "impegnate" nelle leggi Finanziarie. Ma cosa manca per averne la certezza?
"Spetta al governo confermarlo in modo ufficiale. Può anche darsi che mi sia sbagliato. Però c'è qualcosa di strano che va chiarito. Ecco perché in commissione Bilancio faccio un question time a Palazzo Chigi. Vedremo come risponderà il ministro dell'Economia".
Perché parla di beffa?
"Perché non è possibile, ad esempio, che quando un'azienda, che fino a quel momento ha funzionato (e ce ne sono anche di serie e importanti), una volta passata sotto la gestione dell'amministratore giudiziario, non funzioni più. E si avvii più o meno velocemente al fallimento. Il caso dei supermercati Despar di Matteo Messina Denaro: una volta confiscati, hanno avuto una serie di gravissimi problemi di gestione".
Ma i fondi Fug non avrebbero dovuto essere destinati ai ministeri della Giustizia e dell'Interno?
"In teoria sì, ma non è mai stata fatta una norma chiara sull'uso di quei soldi. E così succede che le 'poste' che non hanno una destinazione ben definita vengano usate per i saldi. In altre parole, quei soldi in più non previsti fanno comodo in sede di assestamento di bilancio dello Stato per evitare di fare delle ulteriori manovre".
Lei presiede la commissione Bilancio, Rosy Bindi quella Antimafia: qual è la proposta democratica dell'asse dem Boccia-Bindi per rendere operativi i fondi Fug?
"Il nostro sforzo comune consiste nel far sì che il governo si impegni a non usare più le risorse confiscate alle mafie per i saldi di bilancio. Ma faccia una norma chiara per destinarle, com'era in origine, al comparto giustizia-sicurezza".
Il problema dei beni confiscati riguarda però anche le aziende e gli immobili. Le prime dopo la confisca entrano in crisi gestionale e s'avviano al fallimento. I secondi sono sempre più difficili da assegnare ai Comuni per problemi burocratici. Come pensa di risolvere queste criticità?
"Nei casi in cui non ci sia un forte valore simbolico che preveda assolutamente la consegna alla società civile dei beni confiscati, io sono favorevole alla loro vendita".
Questa posizione è fortemente osteggiata da molte forze politiche, e anche in seno al Pd molti dissentono.
"Io sono assolutamente contrario alla tesi di chi sostiene che mettendo aziende e case all'asta i boss se le ricomprerebbero. Intanto non ci abbiamo mai provato. E poi dovremmo delegare la magistratura a portare a compimento questa delicata fase".
Come?
"I magistrati sequestrano e confiscano. Hanno tutti gli strumenti e le capacità di completare la filiera: nel caso di una vendita di questi beni, di garantire che non siano acquistati dai mafiosi, o da loro teste di legno, o da intermediari".