Boccia: è un compromesso che non funziona
Onorevole Boccia, la tassa sulle transazioni finanziarie si rivela per quel che molti immaginavano: un`ottima - ragione per far fuggire dall`Italia i già pochi capitali che vi circolano. «Con me sfonda una porta aperta. Sin dall`inizio dissi a Monti e Ceriani (ex sottosegretario all`Economia, ndr) che quell`impianto era un compromesso al ribasso. Questa è la Tobin del vorrei ma non posso: fu concordata con le banche e di fatto colpisce solo il mercato azionario e i derivati su azioni. AI massimo il 2-3% degli scambi».
E invece? Secondo lei che tipo di tassa avremmo dovuto introdurre? «La mia proposta ricalcava quella già presentata dal Pd nel 2009 e fatta propria dal Parlamento europeo: una imposta molto bassa dello 0,05 per cento da applicare a tutte le transazioni a livello continentale».
Perché non si scelse quella strada, posto che fosse giusta? «Sarkozy spinse per ragioni elettorali, Monti lo seguì, convinto che non ci fossero alternative. La montagna partorì il topolino, peccato faccia danni: colpisce l`azionario, non la speculazione vera come il trading on line. Fu una sciocchezza: se non riusciamo a modificare la norma, sa- rebbe meglio abolirla. Non è solo la mia opinione; l`abbiamo condivisa in un gruppo di lavorò a cui hanno partecipato i colleghi del Cinque Stelle».
Il rapporto di Credit Suisse parla di un calo degli scambi del 30% in Italia, appena il 6% ín Francia. Perché? «In Francia sono stati più rigidi, ricomprendendo nella tassazione i derivati. Per paradosso, quanto più allarghi la base imponibile, tanto più è probabile non ci sia un crollo delle transazioni. Essendo poi il nostro mercato molto legato a Londra, non escludo che molti gestori si siano di fatto spostati».
Siamo sicuri che questa tassa, come tutte quelle di sapore moralistico, altro non si riveli come il solito boomerang? «No: c`è un pezzo di mondo finanziario che fa enormi profitti senza produrre valore. Ci vuole un po` di logica redistributiva».
Ipotizziamo di allargare la base imponibile e la tassa al continente. Non pensa che í capitali troverebbero sempre un luogo in cui pagare meno? «Con la proposta che le ho descritto non accadrebbe. Di certo non accadrebbe in queste dimensioni. Non lo dico io, ma tutti i grandi operatori».