«Mi auguro che il presidente del Consiglio non abbia mai detto queste cose, se l'avesse fatto sarebbe gravissimo». Così Francesco Boccia, deputato Pd vicino a Letta, commenta le indiscrezioni sul fatto che Renzi avrebbe contestato i conti lasciati dal governo Letta.
Il premier ha lamentato l'eredità ricevuta, dopo il pessimo giudizio espresso dalla Ue sull'Italia. Che ne pensa?
«Non voglio crederlo, mi sembra una tipica cosa da centrodestra, come fece Berlusconi quando arrivò dopo Prodi. Spero che smentisca, sono romantico, politicamente... Qui la propaganda la fa da padrona e ricordo le parole del sottosegretario Delrio pronunciate quando il governo Letta ha guidato l'uscita dell'Italia dalla procedura d'infrazione europea. Certo è stato possibile grazie ai sacrifici fatti dagli italiani nei 18 mesi precedenti e nei primi mesi con Letta. Insomma, c'è chi ha la memoria corta, anche per quel che riguarda lo sblocco dei debiti della Pubblica amministrazione».
Ovvero?
«Il governo Berlusconi aveva varato due provvedimenti per questo, e uno il governo Monti, ma si sono sempre impantanati nelle procedure burocratiche. Il governo Letta, che alla fine aveva la stessa maggioranza di quello Renzi, ha portato l'Italia fuori dalla procedura d'infrazione imposta dall'Europa. Una condizione a cui ci aveva portato la destra, anche Prodi nel 2008 ci fece superare un'altra procedura causata da Berlusconi nel 2006, lo ricordo a Brunetta e a Mara Carfagna, che erano ministri. Ecco, Letta ci tirò fuori da questa situazione ipotizzando lo sblocco dei debiti della Pa.».
Ma i debiti della Pa. ci sono ancora.
«Letta ha messo sul tavolo 47 miliardi, tra il secondo trimestre del 2013 e il primo del 2014. Finora lo Stato ha pagato 20 miliardi di debiti e ce ne sono altri 27 disponibili. I ritardi sono dovuti alla certificazione degli enti locali e delle Asl, è questo il problema. Dobbiamo semplificare le procedure e rendere la Pa più efficiente, prima di parlare di altri 70 miliardi».
Vuol dire che non servono?
«Servono, ma intanto si usino quei 27. A quanto ammonta il cumulo delle richieste? Bankitalia aveva dato una cifra approssimativa di 80 miliardi ma non è stata mai certificata nel bilancio dello Stato. Però Letta, nella legge per lo sblocco dei debiti della Pa. ha istituito un monitoraggio affidato al Mef, il Tesoro. Sarebbe opportuno, ora, che il governo Renzi comunichi i dati di quel monitoraggio. A quanto ammontano i debiti? 60, 80, 120 miliardi? Qui l?unica certezza sono i 20 restituiti e i 27 non ancora usati per i ritardi sulle certificazioni dei debitori. La vera urgenza è accelerare le procedure di Comuni e Asl, visto che abbiamo tanti esperti di Comuni nel governo... si cerchi di semplificare».
Ce l'ha con Delrio, ex presidente Anci?
«Ricordo infinite interviste in cui Delrio decantava le azioni di Letta, l'essere usciti dalla procedura d'infrazione».
Di sicuro c'è il giudizio della Ue sull?Italia come Paese dagli «squilibri eccessivi». Cosa dovrebbe fare il governo?
«Chi lavora e non fa proclami sa che le alternative ci sono e non si possono fare altri debiti. L'unica strada è tagliare la spesa. Cottarelli con la spending review ha previsto nella legge di Stabilità 32 miliardi di tagli in tre anni, e 23 sono già scontati nel bilancio. Poi c?è la strada parallela: spostare le risorse da alcuni mondi ad altri».
Dalle banche alle imprese? Dalle rendite al lavoro?
«Dare incentivi alle imprese e, se dev'essere un'operazione choc come il taglio del cuneo fiscale a due cifre, devi tagliare a qualcuno. Ci sono settori dopati nell'energia, tenuti in vita da aiuti di Stato, bisogna togliere tutti gli incentivi inutili (lasciare il credito d'imposta su innovazione e ricerca), così puoi ridurre le tasse sul lavoro».
Che credito dà al governo Renzi?
«Sugli obiettivi, come l'abbassare il costo del lavoro, sono d'accordo. Sulla terapia ci vuole coraggio: tagliare e ridistribuire. Con i tagli si creano degli scontenti, secondo me coincideranno con chi ha voluto questo cambio di governo».
Cosa farà sulla legge elettorale?
«Se rimane così come è nata dal patto con Verdini, senza preferenze o primarie obbligatorie e parità di genere non la voto, anche se per spirito di partito non voto contro».
Natalia Lombardo, l'Unità