RASSEGNA STAMPA

03.04.13 - ANSA-ANALISI/ LA GIORNATA POLITICA

04.04.2013
(ANSA) - ROMA, 3 APR - Il vuoto di potere determinato dallo stallo politico post elettorale rischia di far precipitare l'Italia in una sorta di limbo greco, come denuncia Francesco Boccia, parlamentare lettiano del Pd. L'illusione che il governo tecnico, in carica per gli affari correnti, possa sostenere tale vuoto e' destinata a svanire alla prova dei fatti. Basti pensare a quanto accaduto al decreto per il rimborso di 40 miliardi di debiti della pubblica amministrazione, rinviato a data da destinarsi tra le proteste di tutti i partiti: manca la copertura che il ministro del Tesoro aveva immaginato di rinvenire in un nuovo aumento delle tasse (l'addizionale Irpef). Manca soprattutto il potere del governo di superare l'ordinaria amministrazione e di negoziarne con l'Europa il percorso: con il commissario agli affari economici Olli Rehn, Mario Monti ha potuto solo fornire le consuete garanzie di osservanza dei vincoli di bilancio. Il che, tradotto in parole povere, significa che il percorso per dare una boccata d'ossigeno alle imprese e' ancora tutto da costruire. Questo e' il motivo per cui Matteo Renzi - con una lucidita' apprezzata da Italia Futura di Luca di Montezemolo - dice che si sta perdendo tempo e che la politica produce soluzioni che non sa poi concretizzare, proprio mentre il mondo ci chiede di andare al doppio della velocita'. E' la fotografia di una impasse che ferisce il Paese e naturalmente anche una critica implicita al metodo Bersani che al momento sembra privilegiare la ricerca di un'intesa sul nuovo capo dello Stato rispetto all'emergenza economica. Renzi e' uscito allo scoperto perche' non condivide questo percorso che di fatto sembra escludere la possibilita' di un' intesa con il Pdl e punta ancora sull'accordo con i grillini. La proposta di legge di abrogazione dei rimborsi elettorali presentata dai senatori renziani, insieme alla pubblicazione on line dei finanziatori della sua campagna, e' il modo attraverso il quale il sindaco di Firenze cerca di scendere sul terreno della concretezza antigrillina: linea non condivisa da una parte del Pd ma apprezzata da big del partito come Enrico Letta e Dario Franceschini e forse dallo stesso Massimo D'Alema. Oltre che dai montiani. Del resto una bersaniana di ferro come Alessandra Moretti ammette che Renzi e' uno dei candidati alla premiership: ma tutto cio' dovrebbe passare per nuove primarie. L'interrogativo e' dunque fin dove si possa spingere il segretario democratico nella sua strategia del doppio binario che esclude il centrodestra dal governo ma non dal grande accordo sulle riforme istituzionali: se le retrovie si incrinano sotto il fuoco amico dei renziani e' chiaro che tutto il fronte rischia di collassare. L'impressione e' che Bersani conti di agganciare Grillo proprio sulla partita del Quirinale: al leader 5 stelle potrebbe essere difficile dire no a nomi come quelli di Romano Prodi o di Gustavo Zagrebelsky. Un'intesa di qualunque tipo cambierebbe il clima in Parlamento. Tuttavia questa equazione deve fare i conti con grosse incognite. La prima e' la contrarieta' dello stesso Grillo a qualsiasi confronto: il M5S non si presentera' alle riunioni con i saggi indicati da Napolitano, ha fatto sapere, perche' anch'essi sono parte del problema, e soprattutto non fara' accordi di nessun tipo con i democratici che hanno un programma opposto a quello dei 5 stelle. ''Chi ha votato il M5S sperando in un'intesa con il Pd, ha sbagliato voto: la prossima volta, voti per un partito'', la sentenza di Grillo. Ma soprattutto l'offensiva di Bersani, lanciata con grande anticipo sul 18 aprile data di inizio delle votazioni per il Colle, corre il pericolo di finire impallinata dall'opposizione interna nel segreto dell'urna. Il precedente del 1992 non va sottovalutato: all'epoca Arnaldo Forlani entro' nell'arena di Montecitorio da grande favorito, forte dell'intesa con Craxi e Andreotti, e usci' sconfitto dai franchi tiratori che aprirono la strada ad Oscar Luigi Scalfaro. La strategia di Bersani inquieta Silvio Berlusconi. Il Cavaliere si rende conto del pericolo di essere tagliato fuori dalle trattative sul Quirinale. Per far capire che il suo obiettivo primario e' l'elezione di un presidente di garanzia, non necessariamente di centrodestra, la fida Mara Carfagna ha lanciato anche la candidatura di Emma Bonino. Ma il punto d'equilibrio possibile per Pdl e Lega resta la rielezione di Giorgio Napolitano, nome che Bersani non ha mai fatto ma al quale non potrebbe dire di no. (ANSA).

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