RASSEGNA STAMPA

15.12.11 - MANOVRA:RISCHIO ASTENSIONI IN PD,POI BERSANI GARANTISCE MALUMORI IN VISTA VOTO;SEGRETARIO,VOTO CONTRO MONTI E' CONTRO ME

16.12.2011
(ANSA) - ROMA, 15 DIC - Alla prima curva del governo Monti, il Pd rischia di perdere pezzi tra il malessere dei 'laburisti' per la riforma delle pensioni e un po' di delusione dei riformisti per la marcia indietro sulle liberalizzazioni. Davanti alla minaccia di astensioni in vista della fiducia di domani, Pier Luigi Bersani serra i ranghi mettendosi in gioco personalmente sui prossimi provvedimenti: ''Garantisco io, non molliamo su cio' che ci sta a cuore e, a questo punto, chi vota contro la fiducia, vota contro di me'', drammatizza il leader Pd all'assemblea dei deputati. Le modifiche al decreto, ottenute con un pressing su Monti e sul ministro Giarda, hanno mitigato il peso della manovra e soprattutto con l'indicizzazione delle pensioni fino a 1400 euro e gli sgravi Ici i vertici del Pd sperano di frenare malumori e preoccupazioni degli elettori. Ma molti deputati domani voteranno turandosi il naso, consci dell'emergenza della situazione e speranzosi di riuscire a incidere di piu' nei prossimi provvedimenti, in particolare sul mercato del lavoro. Il primo a denunciare luci e ombre della manovra, in realta', e' Pier Luigi Bersani, che nei giorni scorsi ha anche abbracciato le proteste dei sindacati, denunciando i limiti del decreto e della mancata concertazione. ''Ma il mondo - mostra fiducia il segretario - non finisce qui e quello che non abbiamo ottenuto lo otterremo solo se siamo compatti''. L'impegno, preso nell'assemblea dei deputati, e' lavorare ai fianchi del governo per avviare una fase 2, che porti ad una vera lenzuolata di liberalizzazioni, depenalizzazioni, gia' nel milleproroghe, per i lavoratori precoci che vanno in pensione, ammortizzatori sociali nella prossima riforma del mercato del lavoro senza toccare, avverte il segretario Pd, l'articolo 18. Proprio le penalizzazioni per chi va in pensione prima di 62 anni rischiavano di far saltare domani la compattezza del gruppo Pd con i deputati Stefano Esposito e Antonio Boccuzzi che in mattinata si dicevano pronti ad astenersi. Per far rientrare il dissenso, Bersani ha assicurato che ''e' un punto su cui non molleremo mai perche' l'Italia deve qualcosa a chi e' andato in fabbrica a 15 anni''. Parole che convincono i due deputati torinesi ma anche Cesare Damiano e l'ala piu' legata alla Cgil a votare si' domani e concedere l'appello a Monti. Ma anche sulla concorrenza il Pd non vuole fare sconti in futuro. Dario Franceschini polemizza con la motivazione data dal ministro Passera sulle 'forti resistenze' e chiede ''un po' di coraggio''. Bersani aspetta il governo al varco ma avverte: ''Il cambiamento e' necessario e vorrei far presente che le liberalizzazioni non sono solo il mercato del lavoro perche' il problema dell'uscita non c'e' visto che, come dice Confindustria, si perdono 800 mila posti di lavoro''. Per il governo la tabella di marcia da seguire, consiglia il lettiano Francesco Boccia, e' approvare subito il ddl concorrenza mettendo dentro tutte le liberalizzazioni ''perche' fare prima un provvedimento sul mercato del lavoro significherebbe chiedere ai lavoratori di fare sacrifici non avendoli chiesto agli oligopolisti e ai monopolisti''. (ANSA).

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