13.07.2010 - Interpellanza urgente 2/00789 su rilancio industriale Telecom Italia, sottoscritta da Deputati di entrambi gli schieramenti presenti in Aula.
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Martedì 13 luglio 2010, seduta n.351
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere - premesso che:
grande preoccupazione desta il piano industriale dell'azienda Telecom Italia che appare incentrato solo sulla riduzione dell'occupazione e degli investimenti, privo di qualsiasi prospettiva industriale, e che evidenzia il disinteresse per un rilancio non più rimandabile di un settore strategico per il Paese condannando l'industria delle telecomunicazioni italiana ad un ruolo sempre più marginale;
la Telecom possiede e gestisce la rete di telecomunicazioni italiana, un'infrastruttura di fondamentale importanza per l'Italia la cui innovazione e modernizzazione rappresenta una condizione essenziale per la crescita e per la competitività del sistema Paese;
il piano industriale dell'azienda prevede una contrazione del perimetro operativo di Telecom, nel periodo 2010-2012, attraverso il licenziamento di 6.800 unità di lavoratori e ulteriori esternalizzazioni di attività, in particolare di customer care e informatica, di delocalizzazioni e di appalti di assurance e delivery;
il piano industriale prospettato dall'azienda non appare orientato ad una logica di sviluppo né sul mercato domestico né sulle attività internazionali con un preoccupante calo di redditività che porta l'azienda ad una crisi di sistema;
risulta che gli unici elementi certi forniti da Telecom sul piano industriale siano la conferma della distribuzione dei dividendi, l'abbassamento nei prossimi tre anni di 5 miliardi di debito e 6822 tagli dei posti di lavoro in una azienda che negli ultimi due anni ha già perso 6700 dipendenti pur in presenza di rilevanti utili che, da ultimo, sono stati pari ad oltre 1,5 miliardi di euro;
le vicende di Telecom Italia sono molto preoccupanti con un management che, irragionevolmente, non sembra più in grado di creare ricchezza e valore aggiunto e riconsegna al Paese un'azienda in progressivo deperimento, sottoposta a continue ristrutturazioni e riduzioni di personale, con uno stock di debito che tuttavia non si riduce ed è stabilmente fermo ai 34 miliardi di euro;
negli ultimi dieci anni la Telecom, infatti, ha già pesantemente ristretto il proprio perimetro operativo attraverso la vendita di partecipazioni, la vendita di immobili, la riduzione di personale, la riduzione degli investimenti e nonostante questo l'esposizione debitoria dell'azienda non è mai rientrata, mentre gli utili conseguiti dall'azienda hanno consentito ugualmente la distribuzione dei dividendi;
la politica industriale attuata fino ad ora ha notevolmente ridimensionato il valore di Telecom Italia e la criticità della situazione debitoria ha condizionato pesantemente gli investimenti sulla rete che, in assenza di interventi, è in progressivo degrado con effetti negativi sia sull'occupazione sia sullo sviluppo del settore delle telecomunicazioni;
la Telecom da leader mondiale nelle telecomunicazioni, sia in termini di presenza internazionale sia come livello tecnologico, è diventata più piccola e più marginale nel contesto internazionale, anche per il condizionamento dell'azionista di maggioranza di TELCO (Telefonica) che ha gli stessi interessi nelle realtà dove storicamente ha operato Telecom Italia;
è urgente predisporre un piano industriale strategico che consenta alla Telecom di tornare leader mondiale nelle telecomunicazioni attraverso investimenti tecnologici e sul capitale umano -:
se il Governo non ritenga urgente predisporre un Piano strategico nazionale per il rilancio dell'industria e delle infrastrutture di telecomunicazioni;
se il Governo non intenda adottare ogni iniziativa di competenza affinché Telecom Italia, maggiore operatore di telefonia fissa e mobile e concessionario di licenza pubblica, possa e debba contribuire al rilancio del settore delle telecomunicazioni in un'ottica di sviluppo competitivo di tutto il sistema Paese;
se il Governo non intenda adottare ogni iniziativa di competenza affinché Telecom Italia reinvesta una parte significativa degli utili nelle nuove infrastrutture di rete (NGN) con il conseguente superamento del digital divide;
se il Governo non ritenga di intervenire attivando urgentemente un tavolo tecnico permanente per indurre Telecom al ritiro dei licenziamenti predisponendo un nuovo piano industriale di sviluppo e di nuove prospettive occupazionali.
(2-00789)
«Boccia, Baldelli, Galletti, Cambursano, Calgaro, Esposito, Cazzola, De Girolamo, Zazzera, Occhiuto, Montagnoli, Lussana, Quartiani, Moffa, Oliverio, Santelli, Cirielli, Scilipoti, Vignali, Portas, Favia, Gioacchino Alfano, Cuomo, Razzi, Di Stanislao, Gianni Farina, Palagiano, Migliavacca, Gaglione, Recchia, Cenni, De Pasquale, Paniz».