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04.02.2009 - "Sud: tra nuove classi dirigenti e vecchia ipocrisia" - La Gazzetta del mezzogiorno

04.02.2009

"Sud: tra nuove classi dirigenti e vecchia ipocrisia"

Articolo di Francesco Boccia apparso su La Gazzetta del Mezzogiorno il 4 febbraio 2009

Caro Direttore, la ringrazio per lo spazio che mi riserva. La mia è una riflessione sentita e figlia del disagio che provo in questi giorni di diatriba politica su un tema che le colonne del suo giornale hanno il merito di non aver mai sottovalutato: il Sud. Ma di quale Mezzogiorno vogliamo parlare? Di quello che sognano i nostri giovani o di quello che viviamo e abbiamo ereditato dai nostri padri?

Negli ultimi giorni è rispuntato nel dibattito politico l?eterno incompiuto: il Sud. Quando a ottobre, novembre e via dicendo il Pd faceva le barricate contro l?utilizzo dei fondi per il Mezzogiorno da parte di Tremonti come una sorta di Bancomat da spendere come e dove voleva, non mi sembra di aver sentito particolari segnali di solidarietà salire dalla Sicilia alla Puglia verso le battaglie parlamentari fatte a Roma.

Eppure abbiamo abbandonato i lavori delle Commissioni, abbiamo presentato centinaia di emendamenti (una volta si chiamava sano ostruzionismo parlamentare) siamo andati in giro per il Paese a spiegare che il Pdl aveva tradito i suoi elettori. Nulla. Oggi, il paradosso è che ognuno si costruisce il Sud che vuole. Gli alleati del Pd cercano spazio a sinistra e pensano di trovarlo speculando sul Sud. Discorso diverso ma con risultati simili a destra. C?è chi fino a pochi mesi fa ha votato (Miccicchè, Poli Bortone e tutto il Movimento di Lombardo) a favore dei provvedimenti del Governo (oggi definito brutto, cattivo e nordista), difendendo a spada tratta Berlusconi e soci e oggi invece fonda o parla di movimenti per il Sud.

E? vero, come dice il sociologo Zygmund Bauman, siamo nella società liquida, è anche vero che possiamo parlare di politica liquida, partito liquido, amore liquido, ma la coerenza, quella no, non è assolutamente liquida. Il Pd, oggi è crocifisso da questi neo meridionalisti nelle pubbliche piazze per aver osato astenersi al Senato sul federalismo. Lo ripeto per l?ennesima volta: perchè ci siamo astenuti? Il segretario Walter Veltroni, non dimenticando che il Pd è un partito nazionale ha deciso la formula dell?astensione perché su cinque modifiche a tutela del Sud, il Pdl e la Lega hanno ceduto su quattro. Abbiamo salvato l?addizionalità dei fondi europei; preteso il rafforzamento dei meccanismi di perequazione; abbiamo circoscritto l?ambito d?applicazione dei tributi locali per impedire che il cittadino più debole venisse tartassato; infine Calderoli ha detto sì a una maggiore autonomia dei Comuni. Per questo motivo abbiamo scelto di astenerci alla Camera aspettando il Governo alla prova del fuoco: il meccanismo di strutturazione dei costi standard, per far sì che una mammografia costi in egual misura a Bari come a Bologna; e poi la copertura finanziaria.

Un simile comportamento fa pensare a un inciucio o al collaborazionismo col nemico? E? troppo comodo mettersi dall?altra parte della barricata, dire che è tutto sbagliato e lasciare le cose come stanno, salvo poi indignarsi perché il Sud non è al centro dell?agenda politica. Questo è l?atteggiamento di una politica preistorica (da sinistra o da destra) condannata all?estinzione come i dinosauri. Invece stiamo in Parlamento per dare un senso alla nostra posizione privilegiata che consiste nel cercare di risolvere i problemi della gente. Se il Governo adesso non farà seguire i fatti con i decreti d?attuazione, siamo pronti anche a incatenarci; ma nel frattempo abbiamo ottenuto quello che volevamo. Vi sembra poco?

Chi dice che con questa riforma di Calderoli il Sud è destinato a soccombere dice una cosa priva di senso perché non ci sono ancora le cifre e quindi ragioniamo non col rigore scientifico ma in virtù di baggianate frutto di approssimazione. Invece se le cose andranno nel modo corretto, la Puglia entrerà in una stagione di autonomia reale, quella che consente alle nuove generazioni di non bussare alla porta del potente di turno. Se non ci saranno protezioni sociali adeguate e coperture finanziarie, noi voteremo contro. Ci metteremo la faccia, ma senza usare le debolezze, le povertà e le difficoltà di molti meridionali per l?ennesima battaglia ipocrita da Sud e per un Sud che non abbiamo mai visto. Toccherà poi alle Regioni far sì che quella mammografia costi come in Emilia Romagna e venga anche fatta in venti giorni e non in sei mesi. E toccherà sempre alle Regioni non presentare ogni anno bilanci in perdita delle società controllate. E toccherà alle Regioni chiudere il ciclo per lo smaltimento dei rifiuti. Se vogliamo poi parlare di Sud, parliamone, ma senza ipocrisie. Un?ultima annotazione. Nella sempre interessante trasmissione di Telenorba ?Il Graffio? ho ascoltato prove tecniche di dialogo col Presidente della Regione Sicilia, Raffaele Lombardo. Beh, forse la realtà sta veramente superando la fantasia. Quello è proprio il Sud che non vogliamo. E? il Sud dei venticinquemila dipendenti della Regione Sicilia, dell?acqua che manca e viene appaltata ai privati, degli ospedali che non funzionano per favorire le case di cura. Ma qualcuno, durante la trasmissione, avrebbe potuto ricordare a Lombardo che dava lezioni di meridionalismo, che lui era il vicesindaco di Catania, se non sbaglio anche con delega al Bilancio e che quella città non ha fatto la fine di Taranto solo perché i suoi alleati della Lega (sì, Lombardo è alleato di Tremonti e anche di Borghezio) chiudevano gli occhi e staccavano l?assegno per coprire i debiti. Quello è il Sud dell?emergenza che apre la porta alla clientela, di una classe dirigente che non avendo un lavoro si ricicla a ogni occasione. Il Sud dei gattopardi, assomiglia molto a quello ereditato dai nostri padri. Non è certo quello che sogniamo per i nostri figli. L?unica cosa positiva è che mi sembra non sia molto lontano il tempo in cui cadranno tutti i veli d?ipocrisia e la gente potrà valutare con i fatti chi sta dalla parte del Sud e chi cerca di salvare una poltrona.

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