RASSEGNA STAMPA

L'Autonomia tutelerà le aree meno ricche

18.10.2019

Intervista rilasciata a Lorenzo Salvia, pubblicata sul Corriere della Sera

«Sto lavorando alla legge quadro che definirà le regole per le intese con le singole Regioni. Certo, se le stesse Regioni e i gruppi parlamentari dovessero essere d’accordo, potremmo trasformarla anche in un emendamento alla Legge di Bilancio. In modo che le singole intese con le Regioni possano essere firmate a partire dal primo gennaio 2020». Il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia (Pd) accelera sul percorso che dovrebbe cambiare gli equilibri fra Stato centrale e Regioni.

In concreto cosa avranno in più le Regioni, e a quali condizioni?

«Avranno più funzioni e responsabilità amministrative ma questo sarà definito dalle singole intese con le Regioni. La legge quadro fissa un principio generale: nella ripartizione dei fondi pluriennali di investimento, gestiti dai ministeri, una quota deve essere assegnata prioritariamente alle aree meno sviluppate. Non solo il Sud rispetto al Nord ma anche, per fare qualche esempio, Rovigo rispetto a Padova, Vercelli rispetto a Torino, Foggia rispetto alla mia Bari. E questo per fare in modo che il Paese, tutto il Paese, si tenga sempre per mano e si sviluppi in modo equilibrato. Il centralismo dello Stato non dovrà essere sostituito dal centralismo regionale. Città metropolitane e enti locali saranno coinvolti».

Quindi senza il rispetto di questo principio una Regione non potrà firmare un’intesa con lo Stato per avere più autonomia?

«Esatto. E io chiederò che anche le singole intese debbano essere approvate dal Parlamento. Anche se di questo avremo modo di discutere in Aula quando si approverà la Legge quadro nel ddl o il relativo emendamento alla Legge di Bilancio».

Ma questa accelerazione non è solo un modo per togliere una carta dalle mani della Lega?

«L’autonomia è in Costituzione e quello che è in Costituzione è patrimonio di tutti. Spero che la Lega approvi queste regole con noi e che non ci sia il conflitto a prescindere. Il progetto della Lega è saltato non perché è caduto il governo ma perché dietro lo slogan non c’era un disegno unitario. L’autonomia era percepita in maniera diversa tra nord e sud. Il progetto è stato fermato dai tanti rilievi che erano stati mossi dai ministeri, anche da quelli guidati dalla Lega, come nel caso della scuola. Il nostro progetto di Autonomia si può sintetizzare in  attuazione del principio di sussidiarietà inteso come nuovo modello sociale del Paese. Sarà win-win per il nord e per il sud. Risorse per i più deboli, più responsabilità e premi e sanzioni sulla qualità della spesa pubblica».

Ecco, la manovra. Tantissimi soldi per fermare l’aumento dell’Iva e poco altro. Molti la definiscono pallida.

«Era l’unica manovra possibile. E chi la critica dimentica dove eravamo pochi mesi fa, con gli investitori in fuga e lo spread che saliva. Dopodiché, come sempre, è migliorabile in Parlamento».

Lei cosa cambierebbe?

«Rafforzerei l’intervento sul cuneo fiscale, il taglio delle tasse sul lavoro. Abbiamo disegnato una curva crescente negli anni ma se si potesse accelerare sarebbe meglio».

Giusto abbassare il tetto sui pagamenti in contanti? Oppure è solo una vendetta contro Renzi, che l’aveva alzato?

«Ma quale vendetta, è solo un fatto di civiltà. In Italia l’86% dei pagamenti viene fatto in contanti, ci sono 205 miliardi di cash che circola. Non è possibile far finta di nulla davanti all’evasione che abbiamo. Noi del Pd siamo quelli della fatturazione elettronica, fatta quando Renzi era premier. Lega e Fratelli d'Italia ci facevano i cortei contro e adesso sono costretti ad ammettere che funziona, perché ha fatto recuperare una montagna di risorse allo Stato. La battaglia sul contante, e sul nero, lasciamola a loro».

E lo scontro sul carcere per gli evasori, cosa ne pensa?

«È vero che le pene vanno inasprite ma mi concentrerei su confische e sequestri, che fanno più male. Ma le sanzioni penali con la manovra e il decreto fiscale non c’entrano nulla, tecnicamente sarebbe un tema inammissibile per la legge di bilancio. Discutiamone all’interno di un provvedimento che parla di giustizia, non di conti pubblici. Questa corsa contro il tempo sul carcere duro proprio non la capisco».

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