RASSEGNA STAMPA

Jobs Act da rifare completamente, la rimozione dell'articolo 18 non è servita a nulla

17.03.2017

Intervista rilasciata a Alberto Maggi, pubblicata su AffariItaliani

"L'Articolo 18, anche per la strumentalità con cui è stato trattato, è diventato il simbolo del Jobs Act. E facendo riferimento all'Articolo 18 Emiliano, di fatto, chiede che vengano rimesse le mani sui fondamentali che hanno disciplinato le politiche sul lavoro di Renzi". Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio della Camera e sostenitore di Emiliano alla corsa per la segreteria del Pd, intervistato da Affaritaliani.it, spiega nel dettaglio la proposta del Governatore della Regione Puglia di reintrodurre l'Articolo 18.

"L'Articolo 18 è diventato un simbolo. E lo ha fatto strumentalmente diventare un simbolo Renzi quando lo ha tolto, non risolvendo alcun problema come dicono i dati di questi anni. Ma il tema non è l'Articolo 18 in quanto tale, utilizzato come totem da Renzi quando fu presentato il Jobs Act come i nuovi orizzonti del mondo del lavoro. Utilizziamo noi oggi l'Articolo 18 per dire non solo che quella riforma non ha funzionato, ma che è stato un vero disastro toglierlo. Detto questo, abbiamo un'idea radicalmente alternativa sul mercato del lavoro", afferma Boccia.

Salverebbe qualcosa del Jobs Act o nulla? "Penso che vada riscritta completamente la normativa. E' come se Renzi avesse scritto la riforma del mercato del lavoro negli Anni Novanta. Quel mondo a cui ha fatto riferimento in realtà non esiste più. Non ha calcolato ad esempio l'impatto del digitale sulle nuove modalità di produzione di beni e di servizi. Non lo ha fatto nemmeno sul piano fiscale rinnegando le riflessioni che avevano fatto anche dentro il Pd sui modelli di equità fiscale. E non avendo preso in considerazione nemmeno il Fisco ai tempi del digitale, ovviamente non ha pensato nemmeno il mercato del lavoro ai tempi del digitale. Solo oggi, dal Lingotto in poi, gli ho sentito fare un po' di autocritica quando afferma che le nuove tecnologie creano nuovi lavori ma, come tutti gli impatti iniziali delle rivoluzioni capitalistiche, il numero dei lavori che diminuiscono è superiore rispetto al numero dei lavori che nascono. Sarebbe stato sufficiente - afferma il presidente della commissione Bilancio di Montecitorio - analizzare la storia del capitalismo per capire che sarebbe accaduto anche adesso. L'effetto dirompente di Internet oggi si tocca con mano. E pensare di risolvere tutti i problemi che abbiamo di fronte cancellando l'Articolo 18 è stato come andare su un campo di battaglia in Iraq con la fionda".

"Per tutte queste ragioni noi diciamo che Renzi ha tolto un punto che era a garanzia dei più deboli e noi oggi diciamo che lo ripristiniamo. Non vogliamo tornare alle regole degli Anni Settanta, bensì tutelare i diritti che vengono messi a rischio come succede tutte le volte in cui il capitalismo vive una radicale trasformazione. Ripartiamo dai diritti, quindi. Diritto al lavoro, ad una retribuzione adeguata e alla tutela degli aspetti fondamentali che disciplinano la relazione tra datore di lavoro e lavoratore".

Così Emiliano sposta il Pd a sinistra. Concorrenza o collaborazione con Speranza e Bersani? "Costruzione di una sinistra nuova e moderna. Si può anche al tempo di Facebook e Google avere una sinistra moderna? Credo di sì. Voler far passare la nostra idea di sinistra come arruginita e da bandiera rossa è una strumentale macchietta costruita da chi non vuole parlare di sinistra. Quelle sono immagini della nostra storia, come ce ne sono tante altre. Emiliano vuole costruire una sinistra moderna ovvero quella che non ha saputo costruire Renzi".

Quindi dialogo con Speranza e Bersani? "Dialogo? Tutti dentro", afferma Boccia. "Se Emiliano vince le porte del Pd le togliamo proprio e il partito diventa un grande open space con dentro tutti: da Boldrini a Pisapia, da Civati a Fassina a Vendola a Bersani, Rossi, Speranza, Letta, Prodi. Il soggetto della sinistra deve essere uno, poi, ovviamente, al suo interno possono esserci varie famiglie, dai liberali di sinistra ai marxisti. Si può discutere e anche litigare, ma tutti dentro compreso De Magistris. Mi piacerebbe un partito che abbia al suo interno i liberali di sinistra e personalità che sono di sinistra ma non liberali".

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