RASSEGNA STAMPA

Sulle banche il governo gioca col fuoco, dica che interverrà lo Stato

29.11.2016

Intervista rilasciata a Marco Palombi, pubblicata su Il Fatto Quotidiano

Di fronte a uscite come quella del Financial Times, un governo responsabile ha il dovere di dire che lo Stato italiano interverrà qualunque cosa accada. Uno Stato forte dice che applicherà l' articolo 47 della Costituzione, che tutela il risparmio, e se lo dice non succede più niente: i mercati si mettono tranquilli". Il presidente della commissione Bilancio della Camera, Francesco Boccia, è uno dei pochi dirigenti del Pd e l'unico che occupi una posizione di rilievo ad avere da tempo una posizione molto critica col governo sul tema banche: a Palazzo Chigi e al Tesoro, disse al Fatto qualche tempo fa, "non si sono dimostrati all' altezza" della gravità della situazione. Ora, col terrorismo bancario usato come arma contundente contro il No, riprendiamo la chiacchierata.

Col No saltano 8 banche, dice il Financial Times. Ma di che parliamo?

Quattro sarebbero Etruria & C, che dovevano essere già state vendute da tempo: se non ci si riesce forse il problema non è la riforma costituzionale. Poi ci sono Popolare Vicenza e Veneto Banca, ricapitalizzate da Atlante. Servono altri soldi? Si metteranno. E poi Carige e il vero problema: Monte dei Paschi di Siena.

Vero, tutti casi conclamati: la "predizione" però resta.
Nessuno può minacciarci di nulla, ma solo se la smettiamo di far finta di nulla. Voglio essere più chiaro: se il governo fa il suo dovere e dice che l' articolo 47 della Carta vale qualunque sia l' esito del referendum, che lo Stato interviene comunque, i mercati stanno tranquilli e gli italiani possono votare senza ricatti sulla testa. Se invece dello Stato interviene Jp Morgan, lo fa solo se ci guadagna e rischiamo di ballare sia che vinca il Sì, sia che vinca il No.

Padoan e Renzi, però, ancora oggi (ieri, ndr ) hanno detto che va tutto bene.
Sono due anni che dicono che è tutto a posto, sarebbe il caso di cambiare versione e dire l' unica cosa che serve. Erano pure due anni che sapevano che sarebbe arrivato il bail-in e s'è visto com'è andata a finire. Io sono due anni che glielo dico: giocano col fuoco.

Lei cosa voterà domenica?
Non è un segreto: io sono per il Sì, ma nessuno deve usare il tema delle banche nel dibattito sul referendum. Ormai questo voto sembra diventato l' Armageddon italiano, ma in realtà è più un tema da segreteria del Pd che da mercati. I mercati davanti a uno Stato forte si fermano. E poi voglio vedere la Bce che dice no a un intervento stabilizzatore…

Lei proponeva l'ingresso di Cassa depositi e prestiti in Atlante. Sì, se si riteneva di non voler sfidare le regole Ue con un intervento diretto. Ma non certo com' è stato fatto: servivano 15 miliardi, per metà garantiti da Cdp, per mettere in sicurezza il sistema e assorbire gli aumenti di capitale che il mercato non vuole garantire. E questo andava fatto prima di riformare per decreto le Popolari e le Bcc.

Veniamo a Mps: è iniziata la conversione volontaria, per così dire, delle obbligazioni subordinate.
Una premessa: minacciare il bail-in se qualcuno non aderisce come ha fatto il Monte è inaccettabile. Poi faccio notare che all' assemblea del 24 novembre che ha dato il via libera al piano del nuovo management di Mps hanno votato soci che rappresentano il 23% del capitale: considerando che al 16-17% ci si arriva solo coi cosiddetti "grandi soci", vuol dire che il destino del 77% di piccoli e piccolissimi azionisti è stato deciso da quella minoranza, tra cui c' è il Tesoro col 4%.

Quindi lei consiglia agli obbligazionisti di dire no?
Io non consiglio niente e non voglio entrare nel merito, ognuno sceglierà come crede. C'è un dato però: qualunque sia la scelta o l' operazione va bene, e allora si salvano sia i bond che le azioni, o va male e non si salva nessuno. Il tema è un altro: cosa deve fare la politica per tranquillizzare tutti? La risposta è la stessa. Una banca compra e vende soldi: ma se non riesce più a farlo perché non glieli portano o non glieli chiedono serve una scelta politica.

E invece con Mps… E invece ci siamo messi nelle mani del "prestito ponte" delle otto banche guidate da Jp Morgan che - nota bene - non è stato ancora erogato: tutto il meccanismo, infatti, ha il suo momento clou proprio il 5 dicembre, quando il consorzio scioglierà le sue riserve sull' operazione. Poi il 7-8 dicembre si parte con l' aumento di capitale e il 30 dicembre si chiude con la cartolarizzazione delle sofferenze. E qui c' è la cosa più bizzarra.

Quale?
È utile ricordare che tutto il marchingegno di ripulitura della banca dalle sofferenze si basa su 4,6 miliardi di garanzie statali, le famigerate Gacs. Ma se paga Pantalone tanto valeva che decidesse pure. E invece decide Jp Morgan incassando pure 448 milioni di commissioni.

E decide anche con quali manager: alludo alla cacciata di Viola e Tononi, ex vertici di Monte dei Paschi.
Esatto. Noi ci affidiamo alle banche d' affari e su loro input cambiamo i manager. Trovo pittoresco ricordare le critiche di Renzi alla politica locale dei decenni scorsi per le sue ingerenze nella banca: prima i manager li cambiava Siena e oggi Jp Morgan…

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