RASSEGNA STAMPA

Voto sì per lealtà ma non è la mia riforma

28.11.2016

Intervista rilasciata a Michele Cozzi, pubblicata sulla Gazzetta del Mezzogiorno 

Francesco Boccia (Pd) presidente della commissione Bilancio della Camera: quale impatto avrebbe la riforma costituzionale sulle politiche di bilancio?
«Un Paese moderno, con lo sguardo proiettato al futuro e con un grande senso dello Stato lo si vede anche dal Bilancio che ogni anno presenta al proprio popolo».


Lei aveva presentato una proposta di riforma del bilancio dello Stato. Che ne è stato?

«Avevamo un'opportunità storica dopo l'approvazione della riforma dello scorso luglio, voluta dalla stragrande maggioranza del Parlamento Avremo grandi novità, dalla misurazione della qualità della vita con il Bes alla cancellazione delle clausole di salvaguardia. Potevamo presentare agli italiani 10 proposte sulle politiche macroeconomiche e dividerci anche aspramente come è giusto che accada. Gli italiani avrebbero capito e giudicato. Invece nonostante l'assist della riforma, la politica ha preferito la rissa e la ressa».

Come vota al referndum?
«Voto sì, ma non è la mia riforma né la riforma che avrei desiderato. Nei tre passaggi parlamentari, nelle prime due volte non ho votato e prima della terza votazione ho detto quello che pensavo sia in assemblea che in direzione Pd e cioè che la riforma non andava. Ho preso atto che la maggioranza del mio partito voleva fortemente questa riforma. Ho detto sin dal primo momento che avrei votato per disciplina e lealtà verso il partito ma che avrei semplicemente detto a ogni italiano di votare secondo coscienza perché penso che sulla Costituzione sia sbagliatissimo spaccare il Paese in due. Ogni italiano, ogni pugliese deve votare secondo coscienza. Alla fine dopo questa folle campagna elettorale avremo dei vincitori o con il Sì o con il No, ma non voglio che ci siano degli sconfitti sulla Costituzione».

In caso di sconfitta del Sì cosa accade?
«Renzi continua a fare il premier, la maggioranza che lo ha sostenuto si adegua modifica la legge elettorale d' accordo con le opposizioni e si avvia il percorso per le elezioni di febbraio 2018. In fondo la legislatura dopo Natale è di fatto terminata. Poi deciderà il presidente Mattarella se è meglio votare a giugno, ottobre o a febbraio a scadenza naturale, ma 6 mesi prima o dopo non cambiano il quadro».

Se perde gli oppositori interni di Renzi ne chiederanno la testa?
«Per quanto mi riguarda il problema principale sarebbe politico perché Renzi perderebbe sul piano politico e deve esser corretto nel lasciar libero il partito senza arroccarsi con i suoi fedelissimi. Questa partita è politica per il Pd. Se vince fa subito il congresso perché è finita una stagione e se ne apre un' altra ed è giusto che ci si confronti subito sugli orizzonti. Ma se perde è giusto che lasci la segreteria per rispetto il risultato politico oltre che la sua stessa comunità. Poi se vorrà potrà anche ricandidarsi, ma non arroccandosi con i fedelissimi al Nazareno».

Quindi se perde, dovrebbe lasciare la segreteria?
«Renzi non ricorda come è arrivato al potere? È arrivato grazie a un Pd contendibile. Preservi questo valore unico nel panorama politico italiano. Da nessun altra parte accade questo né nella Lega, né in Forza italia, né nel M5S. Lo dico senza polemica è un dato oggettivo».

In Puglia Emiliano è schierato con il No. Che pensa?

«Emiliano è il presidente della Regione Puglia e il suo impegno sulla decarbonizzazione è lucidamente visionario. Come ho detto a Roma l' altro giorno sono quelle cose che quando fai (come nel caso della mia battaglia sul fisco digitale) all'inizio hai tutto l'establishment contro, ma la gente senti giorno per giorno che ti sostiene. Emiliano su questo ha l'appoggio popolare perché i tarantini, i brindisini e tutti coloro che hanno pagato con un costo sociale alto sanno che quella è una battaglia vera. Il rapporto tra noi è sempre stato autentico, vero. Forte e spesso come tutti i rapporti veri ci diciamo sempre tutto quello che pensiamo anche duramente, poi basta un abbraccio per capirsi. E questo momento è il momento in cui contano solo i valori collettivi non gli interessi di pare e la Puglia sta dimostrando che c' è un Sud diverso, un Sud che può anche mettersi sulle spalle le responsabilità de cambiamento. Da queste parti non si chiede, si è abituati a fare».

Renzi ha commesso errori in questa fase politica?
«Se c' è un limite che contesto a Renzi, al quale riconosco un talento naturale nella comunicazione politica è l' essersi circondato spesso di sostenitori che si riconoscevano nelle tre scimmiette (non vedo non sento non parlo) o nella politica dei maggiordomi. Ma come si fa a far politica confondendo la politica con la pratica di servire il potere. Chi fa politica dice anche no al proprio capo quando sbaglia. I silenzi sentiti nel Pd sulla vicenda tarantina fanno male. Come quelli relativi ad alcune riforme sbagliate come quelle connesse al mondo finanziario. Ma possibile che nemmeno di fronte al futuro dei nostri figli non si trovi la forza di dire a capo che prende una decisione sbagliata, no, così non va. A far celebrazioni siamo bravi tutti, a dire non sono d'accordo ci si ritrova in pochi. Io sarò sempre leale come lo sono stato in questi tre anni di segreteria Renzi ma mai prono a interessi che vanno contro i principi per cui mi batto e contro la mia terra e il mio Paese».

Mi sembra critico verso Renzi. È così?
«È un talento, e ha impresso alcuni cambiamenti di rotta della politica italiana. Ma la rottamazione ha fatto il suo tempo. La rottura giovani - vecchi è servita solo a scalare il Pd, ma nella società non si è vista per questo la maggior parte dei giovani ci vota contro. Oggi serve riordinare il Paese non rottamarlo».

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