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Su Panorama: Boccia sfida Renzi sulla web tax

09.10.2014

da Panorama

Il presidente della commissione Bilancio torna all`attacco: vuole che le internet company paghino più tasse in Italia.

La web tax è tornata di moda. “Bisogna spostare l`intelaiatura fiscale dalle imposte dirette a quelle indirette il prima possibile” ribadisce a Panorama il presidente della commissione Bilancio della Camera, Francesco Boccia (Pd), che su questo intende dare battaglia nel dibattito sulla legge di stabilità. Il padrino della tassa 2.0 è ripartito alla carica dopo che l`Ue ha acceso un faro sulle intese in materia fiscale di cui la Apple avrebbe beneficiato in Irlanda e Amazon in Lussemburgo.

Boccia ora attende al varco il presidente del Consiglio, Matteo Renzi: “Il premier aveva promesso che il tema sarebbe stato affrontato durante il semestre italiano di presidenza. Bene, ci siamo. Stop ai rinvii: l`Italia ha il dovere di non rimandare più a oltranza quella che è semplicemente una scelta di equità fiscale”. Dopo il passaggio europeo, i sostenitori della web tax, così com`era stata concepita in origine, cercheranno di inserirla nella prossima legge di stabilità, obbligando le multinazionali del web a usare la partita Iva italiana per la compravendita della pubblicità online. L`anno scorso è entrata in vigore la norma sulla tracciabilità dei pagamenti destinati alle aziende che vendono beni e servizi in rete e che porterà nelle casse dell`erario 137,9 milioni di euro entro la fine dell`anno. Nel 2013 la Apple ha versato al fisco italiano appena 8 milioni e su questo la Procura di Milano indaga. Ma i furbetti della Rete colpiscono anche nel resto d`Europa.

Google France si prepara a far fronte a una sanzione da 1 miliardo di euro mentre la web tax potrebbe presto sbarcare pure in Inghilterra. A Bruxelles, nel frattempo, nonostante un pool di esperti dell`Ue nel maggio scorso abbia ribadito in un rapporto sulla “Tassazione dell`economia digitale” che non è necessario ripensare l`attuale sistema fiscale europeo, per la web tax sembra aprirsi uno spiraglio. “In un periodo difficile come questo le multinazionali devono pagare la loro giusta quota di tasse” ha tuonato il vicepresidente della Commissione Europea Joaquin Almunia.

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