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Maglia azzurra negata agli stranieri cresciuti in Italia

07.09.2011

La maglia azzurra ad atleti nati all'estero e cresciuti in Italia? Almeno a parole, quasi tutti sono d'accordo, ma la tortuosa normativa sulla cittadinanza rende questa possibilità molto difficile, a scapito dei talenti che vivono nel Belpaese e si sentono italiani a tutti gli effetti. Il deputato PD Francesco Boccia a tal proposito ha sollevato il problema attraverso una interrogazione parlamentare (co-firmatario Michele Ventura, sempre del Partito Democratico) che riguarda il giovane talento dell'atletica Eusebio Haliti, 19 anni, campione italiano di atletica nella categoria juniores sui 400 metri indoor e pista, con il primato personale di 47 secondi netti. Vive a Bisceglie, in provincia di Barletta, Andria, Trani (BAT), ed è una delle promesse dell'atletica italiana che sogna le Olimpiadi. "Haliti - afferma nell'interrogazione Boccia -, arrivato in Italia con la sua famiglia nell'aprile del 2002, con un visto turistico, ha vissuto a Zavaterello, in provincia di Pavia, per due anni, frequentando regolarmente la scuola, per trasferirsi in seguito a Bisceglie, dove ha frequentato regolarmente fino al diploma: attualmente studia ingegneria ambientale a Matera. Nonostante Haliti possa essere a tutti gli effetti considerato una giovane promessa dello sport italiano, egli non potrà indossare la maglia azzurra, perché, essendo nato a Scutari (Albania) la legge sulla cittadinanza (la legge n. 91 del 1992) è chiara: per chiederla, i ragazzi stranieri cresciuti in Italia devono dimostrare di risiedere legalmente nel nostro Paese da almeno 10 anni". In effetti Eusebio è arrivato in Italia con la famiglia nel 2000, ma può dimostrare la sua presenza legale nel nostro Paese solo a partire dal 2002, dunque la data nella quale potrà acquisire la cittadinanza sarà posteriore a quella utile per la partecipazione ai Giochi Olimpici di Londra 2012, un obiettivo difficile ma raggiungibile viste le sue qualità. "Per il Coni, inoltre - prosegue l'interrogazione -, i ragazzi di seconda generazione sono stranieri a tutti gli effetti, e la loro presenza deve essere limitata "per tutelare i vivai nostrani"; accade dunque che ragazzi, in questo caso campioni sportivi, cresciuti e formatisi in Italia, e che si sentono italiani a tutti gli effetti, vengano costretti ad un vero e proprio slalom in una babele di regolamenti federali, norme internazionali e direttive del Coni, strettoie che di fatto impediscono loro di integrarsi veramente e, nel caso particolare, di portare il loro contributo alla "gloria" di un Paese che sentono come il loro". Questi giovani atleti vengono sottoposti in questa maniera a vere e proprie discriminazioni , mentre sul versante sportivo-agonistico è l'Italia a perderci, come conferma il responsabile dell'attività giovanile FIDAL Tonino Andreozzi, che il caso di Haliti lo conosce in profondità: "Abbiamo almeno 10-12 atleti di interesse internazionale giovanile che potrebbe dare lustro alla Nazionale italiana, ma non possono gareggiare perché, nonostante siano cresciuti da noi e si sentano italiani, non hanno diritto alla cittadinanza". Si sa che per ogni atleta quello olimpico è un sogno da realizzare: Haliti avrebbe i mezzi per puntare ai Giochi di Londra 2012? Come vive l'impossibilità di vestire la maglia azzurra? "Avrebbe le qualità per arrivare a Londra, soprattutto sui 400 ostacoli - conferma Andreozzi - Certamente queste situazioni vengono vissute con disagio dai ragazzi, anche se noi facciamo il possibile per aiutarli. Haliti, per esempio, partecipa regolarmente ai raduni della Nazionale, abbiamo cambiato appositamente il regolamento, può gareggiare nei campionati nazionali e prende anche una borsa di studio: in pratica lo trattiamo come un atleta azzurro a tutti gli effetti, ma poi non può gareggiare nelle competizioni internazionali. Per fortuna ha una forte personalità e lo dimostra il fatto che si è già incontrato con il presidente Federale insieme ai genitori ed il suo tecnico per ribadire di voler attendere per poter vestire la maglia dell'Italia, nonostante l'Albania lo corteggi da tempo. Per il nostro movimento è un fatto molto positivo che un parlamentare si occupi di queste situazioni. Spero che qualcosa si smuova e che anche i media ne diano risonanza".

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